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OLTRE IL VELO. TUTTI CONTRO L’ IRAN PER UNA CIOCCA DI CAPELLI?

epa02583307 Iranian demonstrators clash with Iranian riot-police during a demonstration in Tehran, Iran, 14 February 2010. The opposition reported that tear gas had been fired near Tehran's University and Azadi Square in the west of the city after protesters broke their initial silence and, shouting 'death to dictator', called for Iranian leaders to be toppled like their Arab counterparts. The Azadi, or 'Freedom', Square was the final stop for the protesters, who are hoping to turn it into the Iranian version of Cairo's Tahrir Square - the focal point of the Egyptian public demonstrations that led to former president Hosni Mubarak's resignation. NOTE: FOLLOWING AN OFFICIAL BAN ON FOREIGN MEDIA OUTLETS COVERING DEMONSTRATIONS IN IRAN, EPA IS OBLIGED TO USE PICTURES FROM OTHER SOURCES, AND CANNOT VERIFY ITS AUTHENTICITY EPA/STRINGER

L’Iran è indubbiamente un paese controverso e spesso difficilmente comprensibile agli occhi di chi non lo vive sulla propria pelle. Possiamo parlare di una nazione relativamente piccola, soprattutto se messa a confronto con ciò che fu la Persia, ma nonostante ciò carica di significato in ogni sua scelta.

Teheran, attraverso la firma apposta al memorandum da parte del suo ministro degli esteri  (Hossein Amir-Abdollahian), ha esplicitato la propria annessione allo Sco (Organizzazione per la sicurezza di Shanghai), ossia un organismo deputato alla sicurezza capeggiato da Cina e Russia.

Lo Sco, nato nel 2001, ha fin da subito voluto creare un canale comunicativo tra Pechino, Mosca e i paesi “satelliti” (un tempo stati sovietici); successivamente ne sono entrati a far parte anche Pakistan e India. Ovviamente questo è anche uno strumento identificabile atto a contrastare la sempre maggiore influenza occidentale nell’area geografica in oggetto.

Il sospetto mal celato degli osservatori internazionali è che in realtà possa essere un meccanismo utile ad aggirare le sanzioni imposte. La procedura non sarà immediata come specificato ad un’emittente televisiva russa da Grigory Logvinov (vicesegretario Sco).

Questa notizia è stata ampiamente sottovalutata dai media occidentali, ma grande risonanza è stata data alla vicenda di Mahsa Amini, arrestata dalla polizia religiosa per non aver pedissequamente rispettato i dettami legati al velo. Durante la custodia in carcere sembra sia stata torturata a tal punto da condurla al coma e portandola alla morte in pochi giorni. Le fonti governative smentiscono questa ricostruzione e adducono ad un infarto la causa del decesso.

La tragica notizia è stata così mal sopportata dalla popolazione da spingere a scendere in piazza numerosissime persone: si stima che negli scontri siano rimasti feriti 75 manifestanti e che 250 siano stati arrestati. Le proteste continuano e si intensificano in ogni zona del paese e gesti dimostrativi vengono replicati in moltissime città (ad esempio, molte donne bruciano il loro velo).

Non è certo tardato il biasimo da parte delle Nazioni Unite che, attraverso l’Alto Commissario Nada Al.Nashif, ha condannato la reazione violenta delle autorità nel cercare di soffocare le proteste successive al decesso della giovane.

Nel corso delle manifestazioni sembrava fosse stata uccisa con dei colpi di arma da fuoco un’altra giovane donna, Hadis Najafi (in molti video ripresa mentre acconciava in una coda di cavallo i suoi fluenti capelli biondi) ma, nelle scorse ore, la BBC in lingua persiana ha mandato in onda una telefonata in cui l’interlocutrice sostiene di essere la protagonista e smentisce la ricostruzione diffusa dai mass media.

Altri motivi, però, sembrano guidare le rimostranze. Le fonti riportano che in 15 città siano in corso grandi manifestazioni di intolleranza verso la “condotta” della polizia morale; sembra sia stato dato alle fiamme un poliziotto e l’agenzia stampa Tasmin ha diffuso la notizia secondo cui i violenti scontri sembrerebbero fomentati da media esteri.

The Jerusalem Post analizza e sottolinea le cause che spingono il continuo nascere di nuove forme di dissenso: sembra che già nel 2019 le forze di polizia degli ayatollah abbiano ucciso 1500 persone e, dato che ciò avvenne in una regione geografica popolata da gruppi etnico-religiosi minoritari, si ipotizza che attualmente la morte della giovane sia unicamente la “goccia che fa traboccare il vaso”.

È fuori di dubbio che la violazione dei principali diritti civili sia sicuramente degna di nota, ma è sconcertante come una realtà tragica sia sistematicamente ignorata dai media mondiali. Le notizie geopolitiche invece sembrano trovare lo spazio che solitamente si dedica ai titoli di coda.

Geopoliticamente parlando l’Iran è attualmente vissuto come un “nemico” dell’occidente in quanto vicino alle posizioni putiniane. Non ho potuto trovare video o prove certe ed imprescindibili che avvalorino la tesi di una delle due “fazioni” attualmente in campo per le strade dell’Iran; è così “impensabile” che un improvviso moto femminista sia una manipolazione per mettere in difficoltà il potere in carica?

Si potrebbe maliziosamente ipotizzare che la scelta di annessione allo Sco sia a tal punto “scomoda” (ma giuridicamente inattaccabile) da convincere i detrattori dell’Iran ad armarsi di concetti sacrosanti (come la difesa delle libertà personali) per incrinare l’autorità di un potere religioso che, seppur tra grandi criticità, riesce a tener forte il suo potere dal 1979?

Arianne Ghersi

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