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IL SOVRANISMO PASSA DALLA FORMAZIONE

Il terzo appuntamento del corso di formazione del Talebano è stato dedicato ad un approfondimento del tema dell’ Europa dei popoli.  Concetto spesso sfuggente e declinato in  slogans  confusi, è stato oggetto di un’ accurata analisi filosofica e politologica da parte del relatore. Roberto Priora ha focalizzato   il concetto di sovranismo patriotico distinguendolo  dal nazionalrisorgimentalismo. Questa riflessione collega  il circolo “Il Talebano” ad un vasto movimento etnoidentitario europeo, molto   più attento dei nazionalisti giacobini,  alle patrie carnali e ai  collegati usi, costumi, tradizioni e al contempo capace di ragionare in termini geopolitici. 

Lo storico Matteo Luca Andriola nella sua recente edizione del libro “La Nuova Destra in Europa il populismo e il pensiero di Alain De Benoist”, sottolinea lo sviluppo di nuove correnti identitarie sganciate non solo dal nazionalismo classico giacobino ma anche la presenza di nuovi paradigmi metapolitici derivati direttamente o indirettamente dal Grece. Sotto questo aspetto il nostro think thank si pone come avanguardia culturale rompendo gli schemi del nazionalismo otto-novecentesco e del micro nazionalismo liberale indipendentista  approfondendo il significato arcaico del concetto di patria nel contesto postmoderno. Riteniamo che questo tipo di elaborazione metapolitica debba diventare centrale nel nuovo corso leghista targato Matteo Salvini. Infatti è certamente controversa e disinvolta l’adozione  da parte di un movimento che ha radici nell’autonomismo di simboli nazionalisti senza una seria elaborazione culturale e metapolitica.

Se certamente il tricolore è un simbolo sovranista, è indubbio che il dna  italiano è quello dei mille campanili che hanno storie più antiche e gloriose di uno stato unitario la cui genesi e sviluppo presenta criticità importanti.  Sotto questo aspetto, la conferenza di ieri  ha cercato in primo luogo di definire le coordinate di un sovranismo comunitarista, sulla base di solide basi dottrinarie e in secondo luogo vuole essere un incentivo a tutto l’ambiente a dedicare maggior spazio all’elaborazione metapolitica, alla salvaguardia etnoidentitaria ed a un più incisivo impegno su un conservatorismo sociale. Coniugandolo con la capacità di pensare oltre desueti schemi e guardando a prospettive di lungo periodo e non ad una mera massimizzazione elettorale nello stile nazionalpopolismo. Coniugare la dialettica insita nelle liberaldemocrazie popolo vs elites con una prospettiva che metta al centro il recupero degli stati nazionali è un presupposto fondamentale per una politica diversa da quella individualista liberale oggi imperante ed omologante.  Non dobbiamo dimenticare le radici del leghismo e il lavoro metapolitico e culturale sulle piccole patrie e tutta la riflessione sul federalismo tema che collega questi temi con  i migliori sviluppi di una destra di nuova generazione. Siamo convinti inoltre che la riscoperta delle patrie carnali possono unire Nord e Sud meglio di un modello superato di stato giacobino nel rispetto delle differenze ed oltrepassando le note divisioni per una collaborazione comunitaria.

Iniziative come la spinta referendaria Lombardo-Veneta, la proposta di una macroregione del sud  e varie realtà che operano per una salvaguardia etnoidentitaria vanno nella direzione giusta, per dare alla “rivoluzione sovranista e populista” una concezione organica di popolo e una democrazia organica opposta alla oligarchia mascherata liberaldemocratica.

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