COME SFRUTTARE LE COMMEMORAZIONI
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Quello appena trascorso è stato l’ennesimo aprile di celebrazioni incrociate, manifestazioni e contromanifestazioni, cortei negati e permessi che ha – ancora una volta – punteggiato la vita politica milanese.
Tutto secondo gli schemi, comunque, col sottofondo della lotta per la supremazia tra le varie sigle della galassia della destra estrema, impegnate a contendersi il ruolo da protagonisti della celebrazione del 29 aprile da tempo diventata momento centrale, anzi pressoché unico, dell’attività politica del neofascismo milanese.
Non pretendo però che chi ha fondato tutta la sua vita (politica) sul ‘culto del ricordo’ possa oggi elaborare la consapevolezza della mancanza di prospettive per un’azione unicamente basata su una strategia puramente celebrativa.
Non mi riferisco, sia chiaro, al dovere di mantenere viva la memoria di chi è stato vittima dei tanti omicidi politici che hanno punteggiato – dal 1945 agli anni Settanta/Ottanta – il lungo Dopoguerra italiano ma all’incapacità di guardare oltre.
Non sono certamente sufficienti le iniziative pur meritorie tipo quelle, degli ultimi anni, di prendersi cura di tombe e sacrari a far scorgere una progettualità politica.
L’incapacità di superare la deriva necrofila del neofascismo, iniziata – occorre darne atto – sin dal MSI di Almirante, cinicamente proteso a sfruttare a scopi elettorali tutti i lutti e le violenze che colpivano il suo mondo giovanile, ne resta dunque uno dei suoi più grandi limiti.
Se l’azione politica di Salvini ha avuto sinora successo, raccogliendo ampi consensi anche negli ambienti neofascisti, è stato soprattutto per la capacità di proporre scelte di buon senso, immediatamente percepibili e legate a risolvere alcuni problemi reali del Paese.
Quali prospettive politiche ha dunque di fronte un neofascismo da decenni incartato su sé stesso: impegnato, a livello milanese, solo su una singola giornata di celebrazione?
Se anche a Roma si vive una giornata analoga ogni 7 gennaio, nell’anniversario della Strage di Acca Larentia, esiste comunque la capacità di partecipare alla vita della città, come dimostrato nelle vicende di Torre Maura, dove la Sinistra immigrazionista è relegata al ruolo reazionario di manifestare a favore del Comune contro i cittadini.
A Milano esistono analoghe situazioni di disagio ed emarginazione imposte ai danni degli italiani ma l’incapacità della Destra milanese di farsene portavoce è resa ancora più drammaticamente evidente dal fatto che la Giunta Comunale protegge e coccola in ogni modo l’estremismo centrosocialaro e immigrazionista meneghino.
Il dubbio che sorge spontaneo è dove termini l’incapacità e inizi la convenienza nella mancanza di un’azione risoluta e senza quartiere contro la peggiore Giunta che la città abbia mai avuto.
Del resto è un fatto davvero indicativo che al Sindaco di Milano Beppe Sala – protagonista di tutti i divieti su Ramelli – è permesso presenziare impunemente alla più marginale delle cerimonie previste, perdipiù accompagnato dai selfie sorridenti degli esponenti di Fratelli d’Italia.
Evidentemente, per chi lucra sul ricordo a tutti i livelli, è più importante contare su buoni rapporti che essere coerente.
Gianluca Castro
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