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Il Boreal che fa rabbrividire il pensiero unico

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La democrazia di cui ci tessono le lodi fin da bambini e via via crescendo, quella che ci costringe a sorbirci i pippotti di Benigni e di tutti gli intellettualoidi di corte (tanto per autocitarci), sarebbe innanzitutto libertà di espressione. Ci fidiamo, ce lo dicono loro, ce lo dice la Costituzione… quella che sarebbe la più bella del mondo (per dirla allo stempiato dei dintorni fiorentini – Benigni, non Dante). Quella che, a braccetto con la democrazia di cui sopra, sarebbe da difendere con le spade e con i denti, perchè valore indiscutibile.

Ma il valore è assoluto fin che conviene. Conviene a mantenere la dittatura del pensiero unico, fondamento di democrazia (per lo meno alla occidental maniera) e Costituzione. Dunque viva la libertà, quella di dire e pensare ciò che piace, inteso non come ciò che piace ad ognuno bensì ciò che piace a qualcuno. Altrimenti, viva la libertà di togliere il dire ed il pensare. Con il Festival Boreal, che si terrà questo fine settimana in Lombardia, così si è cercato di fare. Perchè il raduno delle destre radicali europee non s’aveva da fare, secondo Pisapia e tutto lo stuolo sinistroide, non aveva diritto di esprimere le proprie posizioni. Ah già, c’è il valore dell’antifascismo… però aspetta, loro rifiutano di esser definiti nazifascisti… vabbè dai, basta costringerli ad esserlo. In fondo, fascista è chi non piace all’antifascista. Se serve, anche se è antifascista. D’altronde, tutto è relativo. Per loro.

Ma la libertaria e democratica censura di sinistra ha trovato l’inatteso ostacolo del sindaco di Cantù, il ‘civico’ Claudio Bizzozero che, nonostante la dichiarata distanza ideologica dai promotori dell’iniziativa, ha dichiarato: “… sono ospiti di una città parte di una Repubblica che nel ’48 si è dotata di una Costituzione che garantisce a tutti di manifestare il loro pensiero riunendosi pacificamente e senz’armi. E io come sindaco ho il dovere di garantire queste cose”. E riferendosi a Pisapia, che ha definito il raduno uno sfregio alla Città, spiega: “Se ha fatto così si è espresso da rappresentante politico e non da sindaco. Se l’ha detto da sindaco ha detto una stupidaggine. Io sono un convinto democratico e di conseguenza sono antifascista. Debbo garantire la libertà di pensiero a chiunque, soprattutto da sindaco”.

Non tutti i rappresentanti istituzionali interpellati però hanno saputo usare uguale saggezza di fronte al cannibalismo politico della sinistra. Comprensibile l’opposizione degli esponenti della parte politica appena citata, meno comprensibile la defaillance di alcuni rappresentanti di movimenti che – invece – qualche affinità ideologica e condivisione progettuale ce l’ha. I temi e i contenuti del festival, esposti dagli organizzatori, vanno infatti dall’oposizione all’imperialismo americano sulla questione siriana, alla sovranità dei popoli, alla costruzione di un’Europa identitaria, e via dicendo. Tutte questioni care alla Lega Nord, che – se vuole rappresentare un punto di riferimento di opposizione al sistema, deve aver la lungimiranza – come ha capito ed auspicato il segretario della Lega Lombarda Matteo Salvini – di porsi come catalizzatore trasversale di tutti quei movimenti – a prescindere dal colore politico – che si battono per le identità, la tradizione, le patrie. Sapendo opporre i contenuti e le idee ai tentativi di sabotaggio, onde evitare di cadere nelle trappole comunicative predisposte dall’avversario.

Sull’esempio di Salvini, l’auspicio è che siano sempre più i referenti istituzionali in grado di schierarsi in prima fila in questa battaglia contro il sistema, e sempre meno quelli pronti a cadere sotto i suoi colpi, magari citando quella Costituzione che la stessa Lega disconosce.

Vincenzo Sofo

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