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Tu chiamala se vuoi, liberazione

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Oggi è il giorno che precede i festeggiamenti del 25 aprile, il cosiddetto giorno della liberazione. Da cosa ci saremmo liberati, poi, è cosa da comprendere bene. Dal fascismo? Ma il fascismo fu voluto e sostenuto dagli italiani, a parte una piccola minoranza. Dal nazionalsocialismo? Ma i tedeschi erano in Italia come alleati e l’occupazione ebbe inizio solo inseguito al tradimento dell’accordo da parte della nostra monarchia… stupido pensare che, dopo un atto del genere, facessero i bagagli e se ne andassero. Allora, liberazione da cosa? Forse dalla guerra. Ok, questo a senso, ma perchè dunque festeggiare il 25 aprile come vittoria dei comunisti? Perché i partigiani “rossi” celebrano con tanta forza questa data?

I partigiani comunisti italiani persero la guerra così come i fascisti: volevano instaurare una “democrazia” popolare in alleanza con l’Unione Sovietica, al contrario in Italia si creò una repubblica democratica parlamentare alleata agli Stati Uniti d’America. La vittoria-sconfitta, poi, non fu  certo celebrata con spirito unitario: l’accanimento contro l’altra metà italiana degli sconfitti è un dato storico pacifico; quanto avvenuto in Piazzale Loreto un atto di inciviltà storica, da far apparir tenera pure l’impiccagione in diretta video di Saddam Hussein, di americana fattura. Peraltro ancora oggi si omette che in quella piazza, insieme a Mussolini, venne appeso un altro uomo importante per la politica del nostro paese: Nicola Bombacci, fondatore del partito comunista d’Italia nel 1921 a Livorno insieme ad Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci. Il nome di Bombacci è stato cancellato dai libri di scuola: pochi sanno che uno dei fondatori del partito comunista italiano aderì alla Repubblica Sociale Italiana, fu grande amico di Mussolini e soprattutto tenne la corrispondenza tra Stalin e il Duce.

Il 25 aprile è dunque giorno di divisione, di odio e di menzogna. Un giorno su cui ancora oggi non è stata fatta chiarezza, elemento costante in una nazione in cui la creazione di falsi miti è la normalità. Ma nessuna pace sarà possibile, finchè al popolo non saranno riconsegnati gli strumenti per un giudizio completo, incondizionato e libero su una delle pagine più importanti della nostra storia.

Fabrizio Fratus

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