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GOVERNO LADRO

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Bersani, ahi lui, non è riuscito a metter su un governo da sé, e molto probabilmente si finirà con un’intesa col PDL sui punti elaborati dai ‘saggi’. Della serie: non è che siamo alleati, condividiamo degli elementi comuni, siamo responsabili, il momento difficile, la crisi, le mezze stagioni non più esistenti et cetera.

Ma pensiamoci. Noi un governo lo vogliamo? Ci serve?

La storia della Repubblica Italiana è la storia dell’immobilità. Sfido chiunque a contestare il fatto che il nostro sistema costituzionale sia teso solo ed unicamente alla conservazione dell’esistente e, come ovvio, all’autoconservazione. In sessantacinque anni di democrazia non siamo avanzati di un passo.

Di allocazione decentrata del potere, qualche minimo spiraglio e basta, di modifica di un’inutile bicameralismo perfetto, zero, di pesanti riforme a livello giudiziario, niente, di credibile gestione economica, praticamente nulla. In linea generale quel che di buono abbiamo (previdenza, assistenza sanitaria, scuola pubblica..) l’abbiamo ereditato da ben prima della Costituzione.

Dal 1948 abbiamo visto solo e solamente compromessi. E da che mondo è mondo, per metter d’accordo tutti bisogna in sostanza lasciar stare le cose come stanno. I partiti con reali velleità rinnovatrici (anche per demerito loro spesso, dev’esser detto) sono stati fagocitati dal “sistema”.
Chiediamoci perché le facce sian sempre le stesse, e le idee pure: e il poco cambiamento è affidato a qualcuno che, come vediamo, non è qualitativamente superiore agli altri (vedasi uscite schizofreniche di Crimi e l’inconsistenza della Lombardi).

Le elezioni son state più di un mese e mezzo fa. Avete visto qualcuno star peggio nelle ultime sei settimane che prima? La verità è che gli italiani, quantomeno per l’ultimo mezzo secolo, son stati bravi a resistere non grazie ai loro governi, ma nonostante essi.

Per continuare, ancora, a non cambiare mai nulla almeno non formiamolo il governo; quello di Prodi (larghe intese..) era formato da 101 persone: risparmiamo gli stipendi.

Adesso vediamo come evolve la giostra. O meglio: il calcinculo. E le chiappe nel mirino furono, sono e saranno sempre le nostre.

Andrea Carbone

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