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Pisapia scombussola la politica milanese

di Vincenzo Sofo

Il risultato delle recenti primarie di centrosinistra a Milano hanno consegnato un risultato a dir poco inaspettato: Boeri, candidato ufficiale del Pd, è stato sconfitto. Nonostante la pomposa campagna elettorale finanziata a suon di quattrini e sproporzionata rispetto a quella dei (più poveri) rivali; nonostante il Pd avesse esplicitamente invitato a votarlo e abbia addirittura tentato di manipolare le primarie per eleggerlo. Sconfitto da un “indipendente”… questa si che è una bella batosta. 

Ovviamente a noi del Talebano non può che aver fatto piacere la notizia. Che l’alternativa alla Moratti fosse rappresentata da un architetto che fino a poco prima era al soldo della stessa, autore del progetto Expo e delle sue situazioni poco traparenti e in affari con il sinistro (non perchè di sinistra, ma perchè poco raccomandabile) imprenditore Caltagirone, sinceramente faceva un pò ridere. Soprattutto perchè avrebbe rappresentato la sinistra.

L’evento a creato caos a tutti, indipendentemente dal posizionamento politico. Il primo scossone è ovviamente interno al Pd, che deve incassare il fallimento delle primarie e il fallimento dei suoi dirigenti locali, sonoramente sconfessati dal loro elettorato. E alle prese con il preoccupante (per loro) fenomeno Vendola.

Sicuramente avrà esultato l’ex sindaco Gabriele Albertini. Come già avevamo detto tempo fa, in caso di vittoria di Pisapia si sarebbero aperte porte interessanti per lui e per il terzo polo. Infatti già ora una parte del centrosinistra afferma di non voler sostenere Pisapia alle prossime elezioni. Nè l’Udc ha intenzioni di fare accordi con lui. Ecco allora che potrebbe diventare più concreta l’ipotesi di una coalizione composta da Futuro e Libertà e Udc, capeggiata da Albertini e sostenuta da un fronte che comprenderebbe anche un pezzo del Pd.

Ecco dunque che il Pdl inizia a traballare. La Moratti sa che uno scenario del genere compremetterebbe la sua riconferma e pressa per accordarsi con i finiani. Opzione maldigerita dagli ex aennini e da La Russa, che continuano con l’ostracismo. Ma l’ombra del ballottaggio è sempre più vicina, il che significherebbe perdere probabilmente le elezioni.

Decisiva a questo punto sarà la strategia della Lega, che guarda con sospetto al crescere di questa fazione centrista ed è preoccupata dal declino degli alleati berlusconiani. Almenochè il Pdl non sappia riprendersi, dando una decisa sterzata alla sua politica e confinando i suoi soggetti ambigui, il rischio è che il partito di Bossi venga trascinato nel baratro. Il che sarebbe una disfatta in un nord dominato dai padani.

La prospettiva più allettante è che la Lega Nord si presenti da sola. Ciò permetterebbe di recuperare i voti dei più intransigenti, che mal digeriscono Berlusconi. Ma significherebbe rinunciare al governo della città. Altra soluzione è restare fedele all’alleanza con i pidiellini. Ma deve pretendere da questi ultimi garanzia di affidabilità e tentare in tutti i modi di trovare un accordo con Fli e/o Udc. Infine potrebbe valutare l’opzione di staccarsi dal Pdl e stringere un patto strategico con il terzo polo: da ciò otterrebbe un probabile successo, ma più difficile è avere la garanzia che le politiche della Lega siano rispettate e sostenute dagli eventuali alleati.

Il popolo della Lega è in subbuglio. Tuttavia, ai fini del progetto leghista di una Milano che tuteli il suo patrimonio culturale e  tradizionale, ogni alleanza è secondaria perchè puramente strumentale. Bossi, piaccia o no, è un eccellente animale politico: difficilmente prenderà una decisione che non avvantaggi la realizzazione della sua idea.

(fonte immagine, http://www.ilgiornale.it)

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