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Storace scrive una lettera ai suoi elettori. Il Talebano gliela smonta

Il leader de La Destra, nel panico, implora: non votate Lega, mi serve una poltrona!

L’implorazione di Francesco Storace apparsa oggi su Il Giornale d’Italia, tocca il ridicolo. Il leader de La Destra ha infatti pubblicato un articolo scritto di suo pugno, dove si respira palese il sentimento di disperazione che lo attanaglia in questi giorno, una disperazione che a tratti – persino – ci commuove. Storace fa un’agiografia del movimento da lui fondato nel 2007. Peccato che siano tutte frottole. Il motivo per cui quel partito nacque lo abbiamo già raccontanto qualche giorno fa (vedi post Ciucciare l’alluce di Silvio. lo sport preferito dai cammmerati): fu una volontà di Berlusconi, che utilizzò Storace come marionetta al servizio della costruzione del Pdl. Domani, il comitato centrale del suo partito dovrà certificare la sua vendita al miglior offerente (che sia Silvio o La Russa – la cui offerta è raccontata QUI – staremo a vedere), ma si presenta un problema: gran parte della sua base militante lo ha anticipato abbandonandolo e iniziando ad interloquire con la Lega di Salvini, e aderendo alla neonata associazione Patriae.

Storace dunque, faccia tosta, tenta un’ultima disperata implorazione ai militanti, millantando scelte di coraggio e di libertà. Ma chi scrive – che de La Destra fondò nel 2007 il movimento giovanile a Milano – già ai tempi denunciò i retroscena poco onorevoli legati a questo progetto, che infatti abbandonammo un anno dopo. Le prove, eccole tutte qui sotto, prese dalle lettere aperte e dai comunicati stampa da noi fatti in quel periodo.

Già ad Aprile del 2008, subito dopo l’esito delle Politiche, rimarcavamo l’annunciato fallimento di una linea che da sempre avevamo contestato:

“I risultati di queste elezioni hanno decretato quanto segue: il cartello Destra-Fiamma non è stato giudicato positivamente dagli elettori di destra, o meglio dagli elettori di AN che avremmo dovuto convincere ad abbandonare l’ormai defunto partito. La Lega ha sbancato il botteghino, e lo ha fatto grazie agli elettori che sarebbero dovuti essere nostri, cioè quelli che si erano rotti le scatole di AN. Evidentemente è stato considerato più credibile come movimento popolare che si occupa dei problemi concreti ed attuali della gente comune. Ed è stato ritenuto un vero partito di battaglia. Ciò merita una riflessione: il successo della Lega e la disfatta della Sinistra Arcobaleno hanno un significato preciso, cioè che se un movimento “da piazza” si imborghesisce, si snatura e perde inevitabilmente consensi è dovuto al fatto che chi vuole votare politicanti vota PDL o PD…e questo è un segnale che interessa anche noi. Detto ciò, che fare in futuro? Dobbiamo metterci in testa che la politica non è un mercato […] E’ fondamentale poter dare agli italiani soluzioni a tutti i problemi: etici, economici, sociali, ecc. E per fare ciò dobbiamo avere una formazione culturale degna di essere chiamata tale.

Proponevamo dunque a Storace un progetto di formazione e diffusione culturale e politica, però bellamente ignorato perchè troppo incentrati su marchette per la sopravvivenza personale. Due mesi dopo richiamavamo il buon Ciccio al compimento dei propri doveri di leader politico, con una lettera aperta divulgata a tutti i dirigenti e militanti del partito:

Come si stanno muovendo i leader de La Destra? Prima magari pensiamo a ciò che DOVREBBERO fare: tutti convengono nella tesi che la soluzione migliore sia quella adottata dalla Lega Nord […] La Destra dovrebbe dunque costruire un partito solido e credibile in modo tale da riuscire in seguito a “vendersi” bene. E’ un processo non immediato, che oltre alla sua difficoltà intrinseca trova un ulteriore ostacolo nel fatto che ormai i tempi di azione sono sempre più corti: avrebbe già dovuto iniziare a farlo, invece di stringere alleanze spacciate come miracolose e poi svanite nel giro di qualche giorno (vedi la Destra-Fiamma). Ma, come si suol dire, meglio iniziare tardi che non iniziare… Peccato che questa speranza naufraghi guardando la situazione interna.

La Santanchè annuncia un ripensamento, sostiene che non bisogna fare opposizione al PDL ma invece sostenerlo e che auspica un ritorno alla casa madre, con il proprio simbolo. Ricorda la storia dell’emigrato italiano che va in America per far soldi, in modo tale da tornare poi in Italia con una posizione sociale migliore…ma lasciamo perdere, non è questo l’importante. […] Quello che ci chiediamo è: quando si va dalla gente ad elemosinare i € 20 dell’iscrizione, che cosa gli si racconta? Come si fa a convincerli che sono soldi ben spesi? Come si risponde alle domande sulla posizione politica de La Destra, sui suoi rapporti con centrodestra e centrosinistra… se non c’è neppure una posizione chiara nella dirigenza del partito? Con tutto il rispetto, ritengo che non abbiano ancora capito che i partiti, prima che con i tesserati, si fanno con le idee e con i progetti.

[…] Dall’altro lato, come dicevamo prima, troviamo Storace, che invece dichiara di voler fare battaglia al PDL; se consideriamo come dato esogeno il fatto che abbia delle buone capacità intellettive, presumo che ciò significhi che voglia attendere per ripresentarsi successivamente da Silvio con una maggiore “vendibilità” (e soprattutto dopo essersi levato di torno il problema Santanchè, che gli sta togliendo la leadership del partito). Se ipotizziamo come esogenamente dati anche l’altruismo e la preoccupazione per il bene de La Destra, potrebbe darsi che voglia prima dare una struttura definitiva a questo movimento. Insomma, leggendola in chiave puramente ottimista (se non surreale), avrebbero entrambi lo stesso obiettivo, e a questo punto sarebbe meglio il percorso scelto da Storace. Se invece vogliamo essere realisti, ci rendiamo conto che, in concreto, non c’è ALCUN PROGETTO, che passano il tempo a scannarsi tra di loro e che siamo destinati a scioglierci nel PDL.

L’obiettivo finale del Ciccio e il conseguente destino de la Destra, li avevamo dunque puntualmente anticipati e raccontati. Tanto che, ad ottobre del 2008, uscì il seguente comunicato, ancora oggi oggetto di discussione in quegli ambienti, che svelava le ignobili dinamiche di colui che domani imiterà il suo illustre predecessore Gianfranco Fini:

COMUNICATO GIOVENTU’ ITALIANA MILANO
OGGETTO: POSIZIONE DI GI MILANO NE LA DESTRA.

Dopo aver attentamente analizzato la situazione attuale abbiamo deciso di comunicarvi la nostra posizione in merito al futuro de La Destra. Innanzitutto ricordiamo ciò che le ultime elezioni, al di là della demagogia, hanno sentenziato: il bi-partitismo si è affermato definitivamente, parallelamente a quanto accade in altri paesi occidentali e al fatto che gli italiani non si riconoscono più nel vero significato di destra e di sinistra. In questo contesto La Destra non è riuscita a organizzarsi e costruire una credibilità tale da poterle permettere di resistere al cambiamento. Ciò che contestiamo ai nostri dirigenti è il modo in cui si è realizzato questo fallimento.

[…] Una corrente del partito, che fa riferimento all’On. Santanchè, ha optato per un forte riavvicinamento al Presidente del Consiglio, concretizzatosi non tanto nell’adesione al Pdl quanto nell’elogio acritico di ogni verbo proferito dal Premier. Pur volendone comprendere le motivazioni dichiarate, è da sottolineare la discutibilità e l’incoerenza di questo repentino cambiamento di atteggiamento e di opinioni rispetto a qualche mese fa. Abbiamo provato per parecchio tempo a chiedere spiegazioni all’On. Santanchè, ma al contrario dei periodi pre-elettorali non abbiamo avuto alcuna risposta. Non una risposta negativa, nessuna risposta. Non poteva comunque, per evidenti motivi, essere la Santanchè il punto di riferimento futuro della destra.

Risolti i rapporti di forza tra i due leader, sono riemersi tutti i problemi, temporaneamente offuscati dalla “faida”, che rappresentano il vero motivo di delusione. Constatiamo infatti con dispiacere come il partito nel quale militiamo sia a corto di idee, di proposte e a riposo da troppo nelle azioni politiche […] Leggendo la mozione del nostro segretario di partito non si può che acconsentire, ma non si trovano molte differenze da ciò che viene detto da altri partiti di destra; non vi è quel valore aggiunto che dovrebbe distinguerci e renderci un partito veramente nuovo. I concetti affermati sono generici, a volte addirittura vaghi. Non si intravede neppure l’abbozzo di una strategia seria di medio-lungo termine capace di mettere insieme le idee e costruire un percorso concreto, credibile e funzionante.

Ciò è imputabile anche ai notevoli problemi di carattere organizzativo. E’ inammissibile ad esempio che una città fondamentale come Milano non abbia una federazione, né un coordinamento dell’attività sul territorio (dopo la scissione mancano addirittura fisicamente i dirigenti). Incomprensibile lo scarso peso e la misera considerazione dati dal partito al Nord Italia. Ancora più assurdo il disinteresse riguardo al fatto che il suo movimento giovanile milanese dopo un anno non sia ancora tesserato, non potendo così partecipare al congresso e giungendo alla paradossale situazione che vede la seconda città più importante d’Italia avere come unici dirigenti locali quelli del movimento giovanile, che però ufficialmente non fanno parte del partito.

[…] Insomma La Destra è paralizzata, con una vaga e imprecisa idea di ciò che andrebbe fatto ma senza sapere come, e forse – al di là degli slogan – senza neanche tanta voglia di impegnarsi. La situazione del partito è tale da precludere ogni possibilità di acquisire credibilità tra la popolazione e di poter influire sulla vita del nostro Paese. In questo quadro i militanti dovrebbero relegarsi in un angolo, osservatori inermi di una realtà morente sotto i colpi di personalismi che usufruiscono della passione dei giovani al fine di assicurarsi il proprio pane quotidiano. Il nostro ruolo consisterebbe nel servire il sergente di turno, in cambio di qualche beffardo incoraggiamento, qualche “grande discorso” e qualche auto-dichiarazione di coerenza per continuare a sacrificarsi in nome di qualcosa in cui noi crediamo…e che altri sfruttano…

Abbiamo smesso di commuoverci di fronte a discorsi pomposi, ricchi di parole e aridi di contenuti. E se volessimo ridurci in servitù avremmo perlomeno l’intelligenza di non sottometterci a qualcuno che a sua volta è sottomesso (o si sottometterà a breve) ad altri; faremmo gli schiavi del generale, non dell’aspirante soldato. Il nostro obiettivo consiste nel dare un risvolto pratico e attuale alle nostre idee, così da farle recepire alla società. Abbiamo intenzione di avvalerci di ogni strumento utile a tal fine e, d’ora in poi, eviteremo perdite di tempo con chi/cosa non è di aiuto al nostro scopo.

Perciò il resp. cittadino e tutti i militanti di Gioventù Italiana Milano hanno deciso di lasciare questo partito. Ringraziamo e rinnoviamo la nostra stima verso coloro che hanno condiviso con noi le idee, la voglia di fare, l’impegno e le fatiche all’interno de La Destra. A prescindere dalla loro condivisione per la nostra scelta politica, saremo lieti di mantenere sempre vivo il rapporto umano che si è instaurato in questi mesi/anni. Ignoreremo invece eventuali critiche e polemiche che seguiranno alla nostra decisione, certi dell’inconfutabilità delle nostre tesi.

Vincenzo Sofo

(PS. Tutti gli estratti sono stati presi dall’allora blog ufficiale di Gioventù Italiana Milano e sono dunque tranquillamente rintracciabili sul web)

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