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ISRAELE – HAMAS: LA FOLLIA GENERALIZZATA DELLA POLITICA ITALIANA

Il conflitto israelo-palestinese ha scatenato un’onda di polemiche e commenti che, probabilmente, nessun altro fenomeno geopolitico recente è riuscito a generare.

Tante sono le osservazioni, avvedute e sciocche; molti sono gli analisti dell’ultima ora – precedentemente impegnati in commenti sulla diffusione di virus e, prima ancora, sulle caratteristiche ingegneristiche che dovrebbero avere le infrastrutture italiane perché non si verifichino crolli di ponti, distratti dalla geopolitica del Medio Oriente unicamente per “valutare” le scelte professionali saudite di Mancini – che discernano con aria sofferta le ragioni dell’uno o dell’altro.

Ciò a cui non avremmo mai, e sottolineo mai, dovuto assistere è la “compromissione ideologica” in veste “ di condanna” delle idee che sorreggono i diversi partiti italiani:

Lo screenshot appena riportato è ripreso dalla pagina social di un noto esponente del PD: vediamo come vengano messe in relazione le condotte palestinesi con “ideologie di estrema destra” italiane. Sorge un lecito dubbio: la destra, accusata di fascismo, velatamente considerata antisemita, viene oggi accusata di sostenere Hamas?

Altri canali di informazione riportano invece questa immagine dove la bandiera palestinese è issata ad un pubblico palazzo, di una pubblica via italiana da un balcone a cui si affacciano tre persone con il pugno chiuso (ovvietà: chiaro richiamo al comunismo).

Ci si può dire confusi, chi sostiene chi? È l’estrema destra ad “ispirarsi” ad Hamas o i “neo-comunisti” ad assecondare la causa?

In questo ginepraio incomprensibile, Patrick Zaki che, ha di fatto esposto il suo posizionamento ideologico a favore della sinistra italiana partecipando solo ad “eventi” di area e “dimenticando” di ringraziare il governo in carico per gli sforzi profusi affinché fosse rilasciato, lancia un’accusa lapidaria al premier israeliano:

Senza troppo spendersi in considerazioni psicologiche e psichiatriche, Wikipedia, alla voce serial killer, enuncia: “Il serial killer, o assassino seriale, è un pluriomicida di natura compulsiva, che uccide persone spesso con tratti comuni quali l’età, il sesso o la professione o con specifiche preferenze verso bambini, donne o uomini, con o senza regolarità temporale e con un modus operandi caratteristico. Solitamente, le vittime scelte dal serial killer sono sostitute di un’altra persona la quale è il vero oggetto della sua rabbia o compulsione. La natura compulsiva dell’azione, talvolta priva di movente, è in genere legata a traumi della sfera emotivo-sessuale”.

Al di là della considerazione che ognuno di noi può avere per l’opinione di un giovane attivista, ma dobbiamo considerare “accettabile” che un leader democraticamente eletto sia definito serial killer senza che prima abbia subito un processo ed una relativa valutazione di specialisti?

Ciò che ci insegna la vicenda israelo-palestinese è che, ora più che mai, le parole andrebbero pesate, le azioni ponderate e le opinioni richieste unicamente a chi da anni, con passione ed abnegazione, si impegna a studiare ed approfondire avvenimenti in continuo divenire.

Come cittadina, come “studiosa”, dichiaro la mia forte contrarietà verso una campagna mediatica priva di senso che dimentica quante persone stiano soffrendo in questa atroce situazione. Per una volta ho “dismesso” i “panni” dell’analista per fare un accorato appello al buon senso.

Arianne Ghersi 

 

 

 

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