Ultime notizie

AGENZIE DI RATING E DECLASSAMENTO: SIAMO SULL’ ORLO DI UN ALTRO 2011?

20 – 10 -17

Sono numeri da giocare al Lotto o al SuperEnalotto?

No, sono numeri seri, importanti, che determineranno il futuro economico-finanziario della nostra Nazione, “grazie” al giudizio delle tre agenzie di rating:

20 Ottobre: Standard&Poors Global, che dovrebbe rivedere al ribasso l’outlook, da stabile a negativo;

10 Novembre: Fitch, che potrebbe optare per una mossa simile;

17 Novembre:  Moody’s, il cui outlook è negativo e, dopo il sostanziale “wait and see” dello scorso 19 maggio, potrebbe declassarci al livello “junk”, vale a dire spazzatura

Il tutto nasce dalla recente presentazione della NADEF (Nota di Aggiornamento al DEF) di 138 pagine in cui viene specificato che «il governo conferma la propria determinazione a perseguire una graduale, ma significativa, discesa dell’indebitamento netto della Pa e un ritorno del rapporto debito/Pil al di sotto del livello precrisi pandemica entro la fine del decennio», aspetto che ha creato più di una preoccupazione nella comunità finanziaria.

Il quadro di deterioramento della finanza pubblica si evince dal fatto che: per l’anno in corso si prevede un rapporto debito/Pil del 137,4%, per il prossimo anno del 137,5%, per il 2025 del 137,4% e per il 2026 del 137,2 per cento. Ne deriva che «nel 2024 e 2025, il rapporto debito/Pil calerà lievemente, anche grazie ad un parziale utilizzo delle disponibilità liquide del Tesoro e all’avvio di un piano di dismissioni di partecipazioni dello Stato».

A destare preoccupazione è anche l’incremento notevole degli interessi passivi sul nostro debito, che sfiorano ormai i 100mld all’anno, quota che verrà presto superata, e nel 2026 arriveremo a una percentuale pari al 4,6% della spesa per interessi sul debito.

A conferma di ciò, si rileva che il tasso del Btp decennale è intorno a quota 4,80% (ai massimi livelli dal 2012) , gli analisti si attendono lo spread Btp-Bund in area 210bp nel primo trimestre 2024 e abbiamo in emissione, sul mercato corporate, obbligazioni vicine al tasso del 7,50%, molto vicino al valore soglia finanziario dell’8%, oltre il quale il rischio di non vedersi rimborsato a scadenza il titolo è alquanto forte…..

Sorge spontanea, a questo punto, una domanda: Torneremo al 2011?

Qualora ci fosse un declassamento, ci avvicineremo alle condizioni del 2011, ma occorre considerare che abbiamo un tasso di sconto BCE al 4,50%, che ha quindi causato in gran parte questa crescita di costo del debito, e condizioni di bilancio e crescita economica simili in tutta l’area Euro; certo un po’ di preoccupazione negli investitori internazionali serpeggia….e potrebbe ritornare il rischio-Paese.

Il Governo non ha particolari colpe della situazione contingente, si ritrova a dover “tappare” numerose falle finanziarie, come il Superbonus (∆ spese previsionate e effettive pari +40Mld…), derivate da scelte scellerate della maggioranza giallo-rossa , che oggi si fanno paladini del rigore di bilancio, che avrebbero costretto a politiche di bilancio restrittive maggioranze di qualsiasi colore politico.

Non crediamo nemmeno che variazioni di piccolo cabotaggio sul rapporto debito/Pil possano portare a declassamenti del rating, anche perché l’effetto sarebbe peggiore del rimedio previsto.

Indipendentemente dalla loro effettiva correttezza, le decisioni delle agenzie di rating rappresentano una variabile estremamente importante per il nostro paese e per chi ha deciso di investire in Titoli di Stato, dato che moltissimi grandi investitori (fondi, fondi pensione, assicurazioni, banche ecc..) sono tenuti a seguire regole, che utilizzano il rating come unico parametro su cui basare le proprie strategie e scelte d’investimento.

Tradotto in termini pratici, se un’obbligazione o un titolo di stato presentano un rating “investment grade” possono investirci, viceversa, in caso di “speculative grade”, non possono più farlo, facendo scattare automaticamente le vendite forzate che, per regolamento, non potranno più detenere i nostri titoli in portafoglio.

Affinché si inneschi questo meccanismo, è necessario che 2 su 3 delle maggiori agenzie di rating abbassino il proprio giudizio alla categoria “speculative grade”, quindi siamo vicini , ma non “troppo”….

Roberto Ceruti

 

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: