CONSUMISMO: DALL’ ALIENAZIONE ALLA PERDITA’ DI SPIRITUALE
In un intervista il noto attore Italiano Paolo Villaggio spiegò il reale significato di Fantozzi(1). Una serie cinematografica che aveva come protagonista un commendatore alienato dai consumi. Fantozzi si trovò spesso dinanzi a vicissitudini non dovute da lui ma dalla società che si trasformò attraverso il boom economico, in una nazione povera di spirito. Nonostante potessimo disporre di più beni, è evidente che tutto ciò non servisse a migliorare il nostro stile di vita. Oggi i parametri di misurazione di qualità della vita si basano sui beni di consumo ai quali possiamo accedere. Analizzando la distinzione di Marx(2) tra bene d’uso e bene di consumo. Il bene di consumo eccetto per i beni di prima necessità è divenuta una frivolezza dell’uomo, una futilità che conferisce una falsa proiezioni di sé stessi alla società. Del resto oggi siamo al mondo per uno scopo, consumare. Un tempo le piazze erano gremite di giovani in lotta per un ideale politico come per i diritti sociali. Tutto ciò andò svanendo da lì a poco. Difatti voci dalla destra fino alla sinistra politica quali Pierpaolo Pasolini(3), Parlarono di come gli Italiani rinunciarono alla spiritualità per il libero consumo. Julius Evola(4) nel suo libro “Rivolta contro il mondo moderno”, scrisse di come si stesse perdendo il contatto con il sovrannaturale, per arrivare a un mondo fatto di materialismo. Attualmente siamo giunti a una vasta disponibilità di beni apparentemente alla nostra porta. Tuttavia il lavoro come attività fisica, non è più premiato e valutato come principale fonte di guadagno. Avendo considerato legittimo trarre profitto attraverso “la vendita allo scoperto”(5) e delocalizzando qualora lo stato non si adegui al mercato globale. Questo dimostra che la plusvalenza come parametro di profitto non è andato svanendo.
Il criterio di giudizio post industriale considera esclusivamente la materialità per appagare il proprio io, uniformandosi alla borghesia. Siamo dinanzi a “macchine impazzite” che non mirano a un progetto di cooperazione tra classi o di compromissione dello status quo. Bensì compiacere le proprie insoddisfazioni per via degli orari lavorativi, i servizi pubblici decurtati dalla spesa pubblica a causa delle mancanze economiche dovute alle risorse sottratte dai gruppi finanziari o dalle multinazionali. I salari hanno visto una diminuzione con annessa perdita di potere d’acquista e rincari dovuti a speculazioni. Tali insoddisfazioni vengono riposte nel acquisto compulsivo anche non disponendo delle risorse finanziarie necessarie. Un consumo organizzato che non dà spazio al valore effettivo della merce o a criteri di produzione che tutelino i lavoratori, all’opposto a seconda del valore stabilito dal “mercato”. Questo sistema di controllo dettato dalla globalizzazione porta i singoli individui a scontrarsi per sopravvivere sperando di essere premiati dal mercato stesso. Una conflittualità che non accenna a spodestare chi detiene le redini ma che porta l’umile a divenire un piccolo borghese o “proletario consumatore” Fece scalpore ad inizi anni 2000, la pellicola americana “Fight Club”(6), che narra delle vicende di un cittadino medio che non si sentì appagato dallo stile di vita imposto dalla società ove tutto è prodotto. Le sue frustrazioni vennero sfogate nel costituire un luogo di lotte clandestine tramutatosi in gruppo terroristico. Al di là degli effetti speciali in stile Hollywood che fanno sì che lo spettatore rimanga attaccato allo schermo, restano memorabili le frasi del protagonista. Il personaggio principale esprime il suo dissenso nei confronti delle condizioni di vita: “La nostra grande guerra oggi è quella spirituale e la nostra grande depressione è la nostra vita”(7). Logicamente non possiamo trovare le soluzioni in uno sceneggiato con record di incassi, con una conclusione scenografica e poco aderente alla realtà. Le soluzioni sicché vanno trovate nella cooperazione e nel non assoggettarsi alle mode imposte dalla pubblicità e dai mass media. Il controllo mediatico perdura per via delle debolezze interiori dei soggetti, ci viene promosso il cogliere l’attimo come principio esistenziale, scoraggiando il cittadino nell’ attività di risparmio che ha consentito ai nostri antenati di garantirci maggiore sicurezza economica.
Leonardo Goglia
Note:
1: Fantozzi: “serie cinematografica(1975) Italiana con protagonista Paolo Villaggio”
2: Marx “La distinzione di bene d’uso e bene di consumo spiegata nel Capitale(1867)”.
3: Pierpaolo Pasolini: “Giornalista e scrittore Italiano del 900”
4: Julius Evola:” scrittore e poeta del novecento caratterizzato da un pensiero spiritualista influenzato dall’idealismo Tedesco e dottrine orientali”
5: Vendita allo scoperto, “in termini finanziari consiste nella vendita di titoli non direttamente posseduti”.
6: Fight Club: film del 1999 basato sul romanzo di “Chuck Palahniuk”
7: Citazione pronunciata da “Brad Pitt” (Tyler Durden) estrapolata da una scena del film.
Rispondi