SERGIO SALVI E L’ EUROPA DEI POPOLI
Sergio Salvi, grande interprete toscano del filone identitario, muore all’età di novant’anni il 23 aprile 2023. Toscano e toscanista , Sergio Salvi è stata una figura fondamentale nell’etnoregionalismo italiano: i suoi testi sono stati e restano dei classici di quello che fu chiamato il revival etnico di cui, incontestabilmente, fu un precursore ed un maestro: testi come “Le nazioni proibite”, “Lingue tagliate”, “Patria e matria” furono, negli anni Settanta, i primi esempi di narrazione delle minoranze etno-culturali e delle Nazioni senza Stato. Sergio Salvi, nel declinare il suo estro etnoregionalista, spaziò anche nell’analizzare la storia dell’ Urss e il suo rapporto con l’ Islam.
Il toscano Sergio Salvi rappresenta la giusta figura del maestro poiché saggio rappresentante dell’ autonomismo-indipendentismo toscano: incontestabilmente i suoi testi come “L’ Italia non esiste” e i suoi studi sulla lingua padana sono alla base dell’indipendentismo padano che lo annovera giustamente nel suo pantheon di riferimento accanto a Gianfranco Miglio e Gilberto Oneto. Fu al contempo maestro equilibrato ed eclettico con interessi culturali che si estesero anche alla poesia e al rugby; fino alla fine dei suoi giorni Sergio Salvi è stato un convinto indipendentista.
Se certamente il Talebano è molto sensibile ai temi che politologi come Filippo Tronconi e Carlo Pala definiscono come etnoregionalismo, Noi abbiamo sempre sostenuto la tesi che il revival etnico e i movimenti autonomisti-indipendentisti sono espressione di una storia più antica del nazionalismo moderno. E’ pur vero che, come insegna Marcello Veneziani, il Nazionalismo Moderno ha ereditato un retaggio più antico ma, contemporaneamente, ne ha omologato le identità regionali imponendo un modello giacobino. Per tali ragioni, il Talebano parallelamente alla casa editrice “Il Cerchio”, ha lavorato molto su concetti come Civiltà Europea, Patria e Matria distinguendoli dal giacobinismo e dal mundialismo. Il Talebano presenta un costrutto che si oppone all’omologazione del Pensiero unico contrapponendo ad esso un pluriverso etnopluralismo sulla scia della lezione della Nuova Destra.
Sotto questo aspetto, l’ascolto alle istanze etnoregionali deve diventare una prassi e non una chiusura centralista che alimenta separatismi selvaggi. Le opere di Sergio Salvi, in tal senso, furono espressione di quella vena marxista popolare definita “nazionalitaria” che animò il revival etnico ponendo in modo inequivocabile tali contenuti. Di questo filone non si può dimenticare Pasolini, friulanista e acuto critico del consumismo: vi è sicuramente un gusto tipicamente tardo novecentesco nella rivendicazione delle “nazioni proibite”. Ma è incontestabile che chi parla di Europa ed Italia dei Popoli, non può prescindere dalle opere di Sergio Salvi pioniere e maestro dell’etnoregionalismo tema con cui il Talebano si è confrontato con autori diversi sostenendo che le istanze autonomiste e indipendentiste esprimono, come spiega Carlo Pala, un clevage centro-periferia insito nelle problematiche degli Stati Nazionali: solo una sovranità althusiana potrà costruire quella Europa dei Popoli di cui il Talebano ha tenuto alta la bandiera instaurando, con vari soggetti del centro-destra, un dialogo costruttivo e concreto che come sostiene Carlo Pala ha nella realtà sarda un terreno privilegiato.
Paolo Guidone
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