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LIBERO MERCATO? MA PER FAVORE!

Si puó affermare che la stragrande maggioranza degli economisti sia collegata alla teoria liberista e liberale e chi “osa” mettere in discussione tale dogma venga “tacciato” di isolazionismo , revanscismo e soprattutto al di fuori della modernità: non si puó non essere liberali perché “cosí va il Mondo”.

La vera questione é chiedersi se siamo e viviamo realmente in un’economia libera di mercato?

Secondo noi no, abbiamo tantissimi  settori in cui tra proprietà statali, regolamentazione di mercato, incentivi normativi e economici, parecchi dubbi vengono alla luce e ci fanno propendere verso il contrario.

Dobbiamo peró rimarcare un aspetto, vale a dire che i piú strenui difensori del sistema liberista sembrano essere i soggetti del mondo finanziario e del credito…, proprio uno dei settori maggiormente influenzati, invece ,secondo noi, dagli interventi statali di salvataggio e altamente regolamentati:

1- Cosa sarebbe accaduto se la Fed,Bce, BoE non fossero intervenute, salvandole?

2- É veramente liberale e competitivo un sistema finanziario governato fondamentalmente da Fondi di investimento , i cui legami e le cui attività non ci fanno che pensare allo  “ Spettro dei Grandi Tre”?

Vi domanderete chi siano: Blackrock, Vanguard e State Street, i cui azionariati sono intrinsecamente intrecciati, avendo tutte in possesso una quota percentuale delle azioni di ciascuna, oltre ad essere importanti azionisti di Moody’s , agenzia di rating che conosciamo bene in Italia…, soprattutto in merito ai declassamenti del nostro rating nel 2011 e non solo…

Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale,il PIL mondiale si aggirerebbe approssimativamente a 102 trilioni di dollari….Di questi gli Stati Uniti ne realizzerebbero circa 25trilioni, mentre l’Europa circa 19, con l’Italia che si aggirerebbe a circa 2,3 trilioni.

Solamente i 3 Fondi di investimento americani, deterrebbero a fine 2022 attività investite per un valore di circa 21 trilioni di dollari , immessi e investiti nei mercati azionari ed obbligazionari mondiali, vale a dire 10 volte l’intero PIL italiano, superando complessivamente quello europeo  e allo stesso livello del PIL americano.

Essi sono anche azionisti del 90% delle società quotate sui mercati azionari globali.

I settori di investimento principali: farmaceutica, difesa, tecnologia e elettronica.

Due professori di Harvard, Lucian Bebchuk e Scott Hirst, hanno calcolato nel 2020 che i tre colossi esprimevano complessivamente il 25% dei diritti di voto di tutte le società quotate sull’indice S&P 500 , con proiezioni al 40% tra 20 anni.

Appare evidente che ,di fronte a una tale “potenza finanziaria” , legata alle masse monetarie gestite, la semplice scelta dell’investimento in un settore o in un altro e poter condizionare un’agenzia di rating ad emettere un giudizio sul debito sovrano di uno Stato , possano fortemente condizionare i mercati azionari globali  e, soprattutto, obbligazionari , attraverso la dinamica dello spread, influenzando i Governi e le scelte politiche dei medesimi, oltre ai principali fondamentali economici di politica economica.

A conferma di ció, secondo vari studi, Blackrock «svolse probabilmente un ruolo molto importante nella crisi del debito sovrano italiano del 2011»: il fondo infatti era socio di maggioranza relativa in Deutsche Bank, che in quei mesi fu il primo istituto a ritirare in misura massiccia i propri capitali investiti in titoli italiani spingendo il nostro Paese sull’orlo del default….e causando il cambio di maggioranza e di Governo.

Siamo,quindi, in un vero sistema democratico liberale? A voi le risposte.

Roberto Ceruti

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