PIU’ INCLUSIVI? NO, SOLO PIU’ POVERI E IGNORANTI
È uscita da poco la notizia di una famiglia musulmana che ha ritirato il figlio da una scuola a causa della abolizione della recita di Pasqua.
I fatti in breve: una famiglia di religione islamica ha iscritto il figlio in una scuola cattolica della Bergamasca, probabilmente pensando che in un ambiente simile avrebbe ricevuto, pur nella diversità di fede religiosa, un’educazione idonea e al riparo dal laicismo o da idee apertamente in contrasto con la propria visione spirituale.
In occasione della Pasqua, tuttavia, il preside decide di abolire la recita sulla Pasqua, sostituendola con uno spettacolo ecumenico e basato sui più universali valori di “pace, solidarietà e fratellanza”.
Nei giorni successivi l’alunno non si presenta a lezione e presto la scuola viene informata che i genitori hanno scelto di togliere il bambino e spostarlo in un nuovo istituto perché “non rispettate il vostro Dio, non possiamo fidarci di voi”.
Nella mia esperienza ho conosciuto diverse scuole cattoliche, ragione per cui questo racconto non mi stupisce per nulla. Spesso il termine “cattolico” applicato all’istruzione si esaurisce in un accurato evitare ogni possibile riferimento a Cristo, sostituendolo con un’esaltazione di ipotetici buoni sentimenti che darebbero l’orticaria a qualsiasi persona con un minimo di senso critico, fatta da insegnanti di religione che in epoche più felici sarebbero sicuramente finiti a rispondere delle proprie azioni davanti al Sant’Uffizio.
Ma il dramma di fondo è quello di una società laicizzata che ha perso completamente il senso del sacro, per cui ogni riferimento religioso va evitato e cancellato, quasi fosse una vergogna. In cui ogni elemento identitario viene soffocato e nascosto, rinnegando tradizioni bimillenarie che stanno alla base della nostra civiltà.
Paradossalmente una realtà ancora legata al sacro, come quella Islamica, percepisce maggiormente questo scandalo rispetto a noi. Una mossa che, probabilmente, nella ottusa visione del preside doveva tutelare le altre fedi è vista come una grave offesa per chi ha ancora una sensibilità religiosa.
Una civiltà che si vergogna delle proprie radici religiose non è una società più aperta e inclusiva, è solo più povera e ignorante. E questo sì che è veramente offensivo, per qualunque credente.
Di Andrea Campiglio
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