LE INTERVISTE TALEBANE: ORNELLA CUZZUPI
…L’Eggregore così costituito si pone in posizione mediana fra il mondo superiore divino e il mondo naturale, risultando vincolante, nel bene e nel male, per coloro che ad esso si sono reciprocamente e consapevolmente legati. Una corda dal triplice nodo viene costituita: dal singolo verso l’Eggregore, dall’Eggregore verso il singolo e, tramite questo, verso gli altri operatori. L’Eggregore svolge funzione di canale che unisce i vari componenti del gruppo, sommandone pregi e difetti, in una nuova realtà.…”
Eliphas Levi in “Eggregori” costruiva il Pensiero saggio ponendo una giusta riflessione sulla necessita di perseguire con occhi pronti la giusta sintesi degli equilibri che generano le Stelle dell’Universo dove l’incontro degli elementi primari della Forza e della Bellezza generano Sapienza e quindi vita eterna. Concetti filosofici molto affascinanti che meriterebbero la giusta narrazione per quelle sensibilità sempre più fondamentaliste che mainstream santificano la banalità e il qualunquismo militante. La Bellezza dell’Eterno contro il dilagare virulento del Nulla più assoluto: quale la cura?
Prima degli animi è addirittura l’epidermide che anela un ritorno a quote più normali! Si è parlato spesso di Primavere, soprattutto nel modo medio-orientale, che avrebbero ridato umanità a situazioni ingiuste. Il risultato, metafore a parte, è stato un Inverno Rigido che stenta a passare!
L’attuale dimensione che siamo educati a vivere in questo dinamismo indotto, poveri di tempo e affamati di bisogni sintetici, ci porta da ciliegi malati (per citare uno splendido Fabrizio De Andrè) a rincorrere le chimere del sistema neo-liberista laddove invece dovremmo, soltanto, ritornare a vivere le nostre vite nella sostenibilità, non missionaria, del mondo Latino Mediterraneo. E’ necessario un ritorno alla Terra e alla Tradizione laddove la terra Madre e la tradizione Padre generano quell’equilibro necessario alla Consapevolezza del Singolo che vive nella Comunità Nazione.
Tale declinazione del concetto di Comunità ben lega con una eccellenza tutta italiana: le sue menti. Da sempre il Paese Italia è stato modello di eccellenze in tutti i campi, tra questi, il modello educativo. La Scuola, baluardo di Comunitarismo, favorisce l’emergere un laboratorio interessante che ben sposa il concetto di diritti dei Popoli saggiamente descritto da Paolo Becchi: Diritto dei Popoli inteso nell’accezione tedesca di Volk e Nardod russo. Senza eccedere nella retorica, è verità consolidata quanto la Scuola con il suo universo di meritocrazia, impegno e tolleranza nel quadrato di regole ben equilibrate, rappresenti un ginnasio alla costruzione della Comunità Nazionale.
Evocare il concetto di Comunità, Diritti dei Popoli, quindi, il concetto di etnicità non vuole inseguire in senso nostalgico i vari nazionalismi del secolo breve.
Il desiderio è ben altro! La lettura esatta non è lo “scontro di Civiltà” ma più propriamente un’espressione dell’umanità “Una e Plurale”. Noi crediamo, intimamente, che la forza sia oggi nel regionalismo e nella difesa identitaria. Il vero orizzonte al Ritorno, crediamo, parta da qui: lo sentiamo come un legame epidermico!
Il Singolo che vive, evolvendo, il senso di Comunità ha delle radici da cui non si può prescindere: l’Educazione e la Scuola, baluardi necessari ad una Nazione degna e civile! La Scuola, insieme alla Famiglia, rappresenta un acceleratore di Civiltà, soprattutto, negli ultimi tempi alla luce da un lato dell’avvento così glamour della cancel culture e dall’altro dell’infittirsi del dialogo con l’area conservatrice che, oggi, propone il modello di governo Meloni.
In questo contesto la dicotomia destra-sinistra ha preso a riplasmarsi attorno ai concetti di conservatorismo contro progressismo. Il Talebano, Noi dal canto nostro per nulla avvezzi ad inutili fondamentalismi, siamo coscienti di quanto importante sia il Progresso ma declinato nella giusta maniera. Riteniamo giusta la sintesi in una battuta: “Siamo Innovatori che camminano nel Solco della Tradizione”.
Coerentemente alla nostra narrazione, riceviamo il piacere di confrontarci con la dottoressa Ornella Cuzzupi, fiera donna calabra, di profilo eccellente!
Ornella Cuzzupi, professoressa, dirigente sindacale in carica come Segretario Nazionale della UGL-Scuola e Segretario Unione Generale del Lavoro UGL Calabria, è stata nominata presidente dell’Osservatorio regionale contro le discriminazioni sul luogo di lavoro. Da sempre sensibile alla tutela dei lavoratori del comparto scuola, il Presidente Cuzzupi ha abbracciato numerosi confronti sindacali tra cui ultimo, insieme al Comitato MEC, il brutto caso dei diversi Dirigenti Scolastici destituiti dal loro incarico dopo aver già accettato e svolto l’incarico di dirigenza in diverse istituzioni scolastiche d’Italia.
Presidente Cuzzupi, conosciamo ed apprezziamo il suo forte impegno in ambiente sindacale per la difesa dei diritti dei lavoratori. Come spesso Lei afferma: “Un territorio forte e capace di competere con le sfide del Mercato globalizzato, è un territorio al pieno delle sue forze fatte di menti e cuori! Il Lavoro, la sua difesa nei doveri e nei diritti, è uno dei baluardi fondamentali per il corretto sviluppo inclusivo delle territorialità che, insieme, costituiscono la nostra Italia”. Noi de Il Talebano ci ritroviamo in quanto lei afferma; lei vive molto il senso di Comunità come strumento di sviluppo sano e performante: il nostro lavoro metapolitico, ugualmente, trova la sua declinazione in un’attenta analisi al fenomeno Comunitarista. Nello specifico, il mondo Scuola caleidoscopico per anime e potenzialità, rappresenta la Comunità per eccellenza e, come tale, difesa profondamente. Qual è il suo giudizio?
“Una Scuola al passo con i tempi è una Scuola che sappia fornire un’offerta eccellente, moderna, fortemente inclusiva. Ma una Scuola eccellente è una Istituzione con non abbia smarrito la sua Identità, il senso di Comunità: in altre parole, bisogna vivere guardando con interesse al Progresso ma senza dimenticare il Passato e la Tradizione. Solo in questo modo si potrà raccogliere il meglio dalle esperienze vissute, limitando al massimo gli errori. Tutto ciò ha un senso se declinato nel modo opportuno: la saggezza delle Tradizioni devono essere il patrimonio delle Generazioni future affinchè queste rimangano patrimonio culturale della terra d’origine. La mobilità territoriale è una ricchezza ma va sempre narrata nella giusta misura: da evitare è la desertificazione umana di intere regioni poiché ciò sarà companatico fertile all’avvento di cattivi usi. La Storia Repubblicana descrive interi capitoli in tal senso: tutto ciò può essere combattuto, arginato, solo favorendo la collocazione lavorativa dei giovani in quei territori che custodiscono la loro identità e che gli ha dato i natali. E’ arrivato il momento di porre un freno ai flussi migratori di giovani lavoratori, nel pieno delle loro energie fisiche e mentali, costretti a spostarsi nelle regioni del Nord del Paese per occupare un ruolo lavorativo. Ciò determina una doppia negatività: la prima è l’impoverimento culturale e umano di un territorio; la seconda, a lungo andare, è il verificarsi di un flusso migratorio a due tempi. Prima la generazione giovane, poi, i genitori che tenderanno ad avvicinarsi ai figli in età anziana. Ciò determina un impoverimento del territorio sotto molti aspetti, troppi! Personalmente, ritengo opportuno dare forza a quelle politiche attive sul territorio, da parte degli apparati di Governo nazionale e territoriale, che garantiscano nei diritti e nei doveri il Lavoro di ognuno. Ciò favorirebbe, in aggiunta, anche un maggior gettito fiscale per quelle regioni che, nella fattispecie, vedono un impoverimento oltre che culturale ed identitario anche fiscale. Una Nazione che si definisce moderna e civile, non può accettare che ciò accada. Una Nazione che si definisce civile ha il compito di fornire garanzia occupazionale alle giovani generazioni, permettendo loro di realizzare quel percorso virtuoso che scaturisce da una formazione eccellente e da una certezza di sviluppo sereno e performante.”
Manlio Sgalambro parlando della sua isola affermava che: “…Il sentimento insulare è un oscuro impulso verso l’estinzione. Lo stare in un’isola, come modo di vivere, rivela l’impossibilità di sfuggirvi come sentimento primordiale…” La Calabria, terra ancestrale che Le ha dato i natali, è un legame intimo per chi la vive profondamente. Un legame quasi viscerale ad una terra magica, fattispecie del Nirvana. La Scuola, primo sviluppatore di quel felice senso di appartenenza, può favorire i temi conservatori declinati nelle giuste evoluzioni di una Società sempre più veloce e meno attenta al mondo delle Piccole Patrie?
“La Scuola ha un compito molto importante da realizzare senza sosta: essa deve realizzare quel percorso virtuoso che porterà i giovani a divenire protagonisti, in positivo, del loro territorio. Solo in questo modo i territori regionali tutti che, insieme, costituiscono il Paese Italia potranno arricchirsi dei giusti strumenti sapienziali e di menti feconde che la formazione scolastica ha stimolato positivamente. Tutto ciò affinchè il Paese Nazione possa ritrovare, in seno ad un senso di Comunità sostenibile e reale, quello splendore che ci ha resi da sempre protagonisti a livello internazionale dai tempi del Grand Tour, volendo fare una citazione nobile. Bisogna smettere di favorire il depauperamento dei nostri territori. La Storia ci ha insegnato che il vuoto culturale genera l’avvento di cattive narrazioni: la mobilità nazionale può andare bene nella misura in cui ciò non determini un impoverimento tale da rendere interi territori orfani di quelle menti eccellenti che ben realizzerebbero percorsi eccellenti nelle proprie terre d’origine. Un territorio che esporta eccellenze in cambio di semplice manovalanza ha poco futuro. Non può esistere sviluppo Nazionale se non vengono favorite le politiche attive dei territori regionali e quel trait d’union che rende performante il binomio domanda-offerta di lavoro. La Scuola, in tal senso, ha il compito di lavorare sapientemente in tal senso riuscendo ad incrociare bene l’offerta educativa con le esigenze lavorative che il Mercato globalizzato richiede. Una Nazione civile sostenuta da un Governo, sia nazionale che regionale, forte ha il dovere di massimizzare lo sviluppo sociale, garantendo quel giusto sviluppo educativo e lavorativo che porti i giovani a non lasciare le proprie terre. Tutto ciò a difesa anche di un senso identitario e di legame al territorio, insito in ognuno di noi. Siamo stati un Popolo di emigranti e sappiamo quanto sia difficile lasciare i propri affetti. Vogliamo che la Storia si ripeta uguale? ”
Paolo Guidone
Rispondi