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LE INTERVISTE TALEBANE: ANNALISA MANCA

Continuano le nostre interviste dedicate ai territori dove sopravvivono identità e tradizioni

… Rovinò lungo la china solo chi ha un destino rovina: Non voglio che l’impuro ti colga! Ti darò a una rondine in volo, Ti darò a un ruscello che scorre o alla terra piena di mimose. Qualcuno si ferma al tuo passare: Niente è come sembra, Niente è come appare perché niente è Reale…

In tempi recenti la svolta moderata di alcune correnti partitiche ha aperto una nuova stagione di equilibri nazionali e geopolitici per l’attuale Occidente. E’ certamente azzardato affrettarci a dare dei giudizi ma questo non ci esime dall’osservare. Se volessimo attenerci al vecchio modo di fare politica, L’Italia è da sempre un paese moderato e quell’ elettorato moderato e liberale è opportuno per duraturi ruoli di governo.  Un dato si palesa, da subito, come imprescindibile: i Territori. Noi crediamo, intimamente, che la forza sia oggi nel regionalismo e nella difesa identitaria.  Bisogna partire dal concetto di diritto dei Popoli come ha, efficacemente, espresso il professor Paolo Becchi. Indubbiamente la pandemia ha portato dei cambiamenti ed è proprio grazie a questi cambiamenti che bisogna parlare di diritti dei Popoli: Diritto alla salvaguardia dell’identità , dell’ambiente, del potere decisionale degli Stati e delle autonomie, ma anche delle esigenze sociali, ed esistenziali dei singoli. Per tale motivo la riscoperta del legame patriottico e l’essere Comunità, crediamo debbano diventare il vero orizzonte per la Rinascita, quel Ritorno ad antichi equilibri, narrati a iosa ma non realizzati.

Crediamo intimamente in quanto affermato: ci lega a ciò un legame, quasi, epidermico! In una società in cui ormai la Politica ha smesso di fare il suo mestiere, in un’epoca dove il Pensiero Unico la fa da padrone, il Partito di Massa è svanito lasciando il passo a numerosi Think Tank che, come ad esempio Il Talebano, che lavorano con determinazione alla Riscoperta e allo sviluppo del Pensiero.  E’ proprio nella declinazione del tema localista, delle sue radici, dei diritti dei Popoli che aprono delle praterie dialettiche immense che spaziano a perdita d’occhio su tematiche lasciate per anni egemonia di ambienti liberal o fintamente alternativi: uno per tutti il tema ecologico, vessillo di una certa Sinistra sensibile al rispetto e alle economie “poco sostenibili”.

Opportuni, a tal proposito, gli scritti di Julius Evola e la sua lettura della modernità. Evola, partendo dai principi della Tradizione, ci presenta prospettive, profonde, su cui valutare la parabola dello Stato moderno: ne palesa i limiti e mette a nudo l’opportunità di un revisionismo risorgimentale, opportuno tanto quanto necessario. Pensatore molto interessante, Evola va a collocarsi in una dimensione pedagogica importante per gli identitari odierni ed è proprio in questa profonda tensione alla ricerca che sentiamo la necessità di confrontarci, a Il Talebano, con l’Onorevole Annalisa Manca: Una Donna, una Professionista, un sensibile baluardo di difesa identitaria, una figlia del fiero Popolo del Mare Shardana.

Rifacendoci alla lezione di Marcello Veneziani nel suo fondamentale saggio “Nostalgia degli Dei” crediamo che per parlare di Destra bisogna partire prima di tutto dai suoi principi per saperli, poi, declinare nelle sfide della postmodernità. Tra i dieci punti di riferimento citati da Marcello Veneziani vi sono i concetti di Comunità, Patria, Civiltà, Tradizione. Questi Valori, in particolare il concetto di Patria, sono stati da Il Talebano riscoperti e attualizzati in armonia con la Civiltà europea.

Laddove un certo mainstream amplifica il conflitto Popolo-Elites, ci appare di primaria importanza definire tale clevage nelle sue diverse sfaccettature.

L’incipit vogliamo farlo partire dal confronto con la consigliera regionale sarda, l’Onorevole Annalisa Manca. Lo riteniamo un atto dovuto, quasi, necessario essendo lei un degno rappresentante di un territorio di tale rilevanza.

La Sardegna, terra degli Shardana mitico popolo del mare, è culla di una storia plurisecolare: una terra dove le istanze dei diritti dei Popoli hanno una lunga storia e il sentimento di appartenenza identitaria è viscerale.

La Sardegna, nella sua apparente riservatezza dovuta da una geografia difficile, rappresenta un eccellente incubatore identitario, laddove, tale Identità narra in un focus bene inquadrato una più ampia Italia ed Europa dei Popoli.  La composizione dell’attuale giunta regionale sarda, inoltre,  racconta un molto bene quel laboratorio dedito ad un conservatorismo che sposi i principi comunitaristi de Il Talebano. Essa ben rappresenta per la Nazione e per l’Europa una casa comune di vari Popoli che orgogliosamente difendono la loro identità senza tentazione xenofobe figlie dello sradicamento conseguente alla cancel culture.

Onorevole Manca, nel ringraziarla per la grande fiducia e disponibilità che ci dimostra, in questa intervista, vogliamo condividere con Lei alcuni assunti. L’Onorevole Manca, una donna, un professionista, un politico che ama la sua terra, cosa apprezza del filone neopatriotico de Il Talebano e quali opportunità scorge per la Sardegna nella Politica del futuro?

“Da donna sarda autonomista e patriota credo che ogni territorio sia ricco di specificità identitarie e che queste siano la più grande ricchezza e il futuro della Nazione e dei popoli, chiunque porti avanti questa visione di condivisione e cultura sposa il mio stile di vita e aiuta la società ad uscire dal baratro globalista dove il consumismo accelera offerta e domanda a suon di euro lasciando indietro identità, umanità e diritti. Il futuro della Sardegna risiede proprio nel suo passato, nel nostro DNA di sardi, unico e puro che svela le origini di un popolo antichissimo e legato alle proprie origini e tradizioni. La politica su questo ha un ruolo fondamentale ed è necessario incentivare tutte quelle misure che ci permettono di trasmettere il nostro essere sardi nel mondo, di farci conoscere e farci apprezzare e perché no, anche farci scegliere sia come meta turistica che come “casa”. Nella politica del futuro vedo misure di programmazione della tutela dell’ambiente, valorizzazione delle tradizioni e incentivi nel settore turistico e dei servizi, formazione professionale. Dobbiamo essere pronti alle sfide del domani ma sempre consapevoli del grande bagaglio culturale che abbiamo ereditato come sardi e come cittadini del mondo”.

Noi crediamo che l’identità etnoregionale non sia un gretto provincialismo xenofobo, ma una componente del mosaico dove matria, patria, tradizione e sfide della postmodernità si equilibrano. Cosa ritiene importante fare a tale riguardo?

“In una terra ricca di tradizioni a forte spirito identitario come la Sardegna è necessario valorizzare e proteggere tutte quelle specificità che ci hanno permesso di ereditare le nostre peculiarità e le hanno fortemente difese dalle pressioni esterne dettate dal globalismo e dalla volontà di omologare i popoli attraverso il consumismo. La nostra terra è sempre stata culla di interazione e integrazione tra culture diverse ma ha sempre mantenuto una forte predisposizione a conservare e tramandare quelle che sono tutt’oggi le nostre più arcaiche usanze. Soprattutto nelle zone interne, dove ancora oggi la prima lingua parlata è il sardo e dove si possono trovare tradizioni ancestrali legate al sacro-profano che vivono e sopravvivono nella quotidianità dei piccoli gesti di massaie e allevatori, di agricoltori e artigiani. Ritengo che sia necessario attuare politiche di valorizzazione e tutela di tali risorse, partendo dal bene più prezioso che sono i giovani. Abbiamo necessità di educare le nuove generazioni al rispetto e alla consapevolezza dell’immenso tesoro che stanno ereditando, ma non come in-segnanti, ma come esempi. In questo abbiamo tutti grande responsabilità, noi come Istituzioni ma anche come società, a partire dalla più naturale che è quella della famiglia.”

Paolo Guidone

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