CONTRO IL PENSIERO UNICO
AMICI NEMICI
Michel Houellebecq e Bernard-Henri Lévy, figure di primo piano dell’intellighenzia francese – e non solo – si misurano in un confronto diretto, con dichiarazioni nette e precise, senza opinioni sfumate o di circostanza. Lo fanno in un libro recentemente dato alle stampe che ha un titolo significativo: Nemici Pubblici. Sono opinioni e posizioni di intellettuali di diversa estrazione culturale e politica. Lévy esponente di spicco dei nouveaux philosophes e del maggio francese, Houellebecq scrittore e saggista di orientamento conservatore, noto in particolare per una critica severa della società contemporanea. Nel libro ci dicono come ci si sente ad essere additati da nemici pubblici. E lo motivano.
POSIZIONI CONCORDANTI
Nemici pubblici, perché minacciano i luoghi comuni; nemici pubblici, perché provocano il perbenismo; nemici pubblici, perché indeboliscono le certezze di chi teme le diversità. Ne deriva un quadro desolante di certa parte del mondo occidentale, che vive di false sicurezze, ma non è consapevole dei propri limiti e dei propri errori. E, quando ammette i propri limiti, non fa nulla per rimediare e vive ripiegata su se stessa in un immobilismo di comodo. Il confronto potrebbe finire qui, nell’evidente concordanza di pareri. Una concordanza sorprendente per chi si limita a considerare i due scrittori in modo riduttivo, come semplici esponenti di una diversa estrazione politica e culturale. Ma, come succede spesso, ogni considerazione schematica si dimostra poco affidabile, lasciando spazio ad obiettivi di analisi più appropriati e corrispondenti.
CONTRO IL PENSIERO UNICO
A riaffermare le divisioni e ad accendere la polemica fra i due scrittori ci pensano i cultori del pensiero unico, propensi sempre a vedere ovunque barricate di contrapposizione. Con nessuna ragione a supporto delle loro idee, i benemeriti della banalità trionfante criticano la recente visita di Levy in Ucraina in tempo di guerra come una inopportuna ingerenza in delicate questioni di geopolitica. Sorprende, ma non troppo, che vi sia chi non accetta una scelta di testimonianza storico-culturale, che potrà essere condivisa o meno alla prova dei contenuti, ma che non può essere censurata con leggerezza preventivamente. C’è chi si richiama e riprende con fermezza la differenza fra le posizioni di due scrittori noti e affermati. Certamente due voci contrapposte nel panorama culturale e politico francese, ma unite nella stessa valutazione, e talora di condanna, della società contemporanea. Due posizioni di comodo, dicono alcuni. Orchestrata per ottemperare a interessi editoriali e rispettare supposti appoggi politici. Forse ragioni collegate al circo dei praticoni del lobbismo di risulta, circo spesso in fermento nella pratica professionale.
IL CIRCO MEDIATICO
Al di là però di ogni valutazione di legittima pertinenza, il fatto si presta ad una considerazione di qualche interesse quando si intravede nella coincidenza di vedute fra Levy e Houellebecq una possibile identità culturale, anche come semplice dialettica degli opposti. Considerazione che non può essere ben accolta da alcuni nostri intellettuali, più propensi a vivere nella separazione e nella divisione delle altrui posizioni e abituati, come sono, a coltivare il loro orticello con le poche risorse di cui dispongono. Personaggi che non si aprono a nuove idee, a nuovi percorsi, a qualche pensiero originale. E spesso, quando scrivono, confezionano polpettoni indigesti, di una banalità assoluta e insopportabile. Si sono formati nel circo mediatico e scalpitano per apparire sul palcoscenico per affermare solo la loro esistenza. Recitano bene la loro parte industrandosi– si fa per dire – a lanciare anatemi a destra ed a manca; lo fanno quando percepiscono il momento favorevole e una brezza improvvisa li scuote da loro torpore. Così, accade in questi giorni. Lorsignori criticano aspramente il viaggio di Levy in Ucraina, ritenendo la sua una esibizione inutile e concertata con i suoi padroni per interessi di parte. Invece, sarebbe bene pensare che ogni azione è criticabile, ma non censurabile. Levy, almeno, si espone a critiche anche malevole. Altri nel loro tinello fumano e bevono il caffè.
Roberto Ugo Nucci
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