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LA GRANDE AMMUCCHIATA

Tutti se lo aspettavano da tempo, la guerra interna al Movimento 5 Stelle si combatteva alla luce del sole e il risultato è stato l’ ennesima scissione. Questa volta, però, è Luigi di Maio ad andarsene e lo fa portandosi via moltissimi parlamentari e dirigenti sui territori.

La mossa di Di Maio ha una sua importanza che riguarda le prossime elezioni politiche: come abbiamo sentito più volte in queste settimane sarà il centro a determinare il futuro del prossimo governo e questo centro è sempre più vasto con molteplici partiti da Azione di Carlo Calenda a Coraggio Italia di GIovanni Toti passando per Matteo Renzi sino a Noi con l’Italia di Maurizio Lupi. Ecco ora arrivare anche il nuovo partito “Insieme per il futuro”. 

Il leader di Azione ha spiegato con lucidità come un centro all’8% porterebbe a un governo differente da quello di Centrodestra a possibile guida di Giorgia Meloni. I numeri parlano chiaro e non sono quelli dei sondaggi a fare paura a Fratelli d’Italia, sondaggi che vedono il partito tra il 21 e il 24% e la coalizione con Forza Italia e Lega per Salvini Premier tra il 44 e il 48%.

Mancano oramai pochi mesi alle elezioni politiche e si possono già ipotizzare due situazioni: il campo largo di Enrico Letta ora si potrà attuare lasciando fuori il Movimento 5 Stelle di Conte, trovando un’ alleanza con Carlo Calenda e Luigi di Maio e quindi andando a opporsi alla coalizione di Centro destra con una autorevolezza maggiore. Anche questa opzione, stando ai sondaggisti, non permetterà la vittoria al centrosinistra, ma consentirà di ottenere più senatori. Ecco allora il vero problema di Giorgia Meloni e il possibile governo di Centrodestra: il Senato. I centristi sanno benissimo, e contano su questo, che senza i loro senatori il governo non potrà reggere: in totale saranno 200 i senatori eletti e se il centrodestra farà un buon risultato si può ipotizzare che eleggerà 110 senatori avendo quindi la maggioranza, contro il 90 del centrosinistra.

Vanno poi aggiunti i senatori a vita che sono 7 e certamente sappiamo che non appoggeranno mai un governo con alla guida Fdi. La situazione allora sarebbe questa: centrodestra a 110 senatori e centrosinistra a 97. Va ricordato che l’elezione di 110 senatori sarebbe già un risultato molto improbabile, tanto che alcuni analisti credono che il risultato finale sarà di un 107 per il centrodestra e 93 per il centrosinistra. In una situazione come quella sopra descritta chi mai scommetterebbe nella durata di un esecutivo a guida FdI?

Nessuno, ed è facile comprendere il perché: molti degli eletti del centro, anche alla camera dei deputati, saranno scontenti e disponibili a promuovere un governo con ago della bilancia al centro tramite accordi con i centristi del campo avverso. Il Partito Democratico potrebbe mai dire di no a un governo con, per esempio, Carlo Calenda Presidente del Consiglio appoggiato da centristi eletti in Forza Italia? 

La legge elettorale è ormai diventata di secondaria importanza, quello che conterà realmente alle prossime elezioni saranno gli eletti al Senato e la composizione di un governo dove il centro sia fortemente premiato. Ed ecco allora la seconda opzione a favore del centrodestra: se come tutti pensano sarà Giorgia Meloni a vincere e a cercare di formare il suo primo governo dovrà tenerne conto e dare molta ma molta importanza ai centristi della coalizione cercando di attrarre verso di lei anche senatori eletti nelle file del centrosinistra ma interessati a stare al governo. Nella sostanza dovrebbe capovolgere l’interesse dei centristi che guardano a sinistra e tra loro troviamo Matteo Renzi e Luigi di Maio.

Fabrizio Fratus per L’ Identita’

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