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ALGERIA VS MAROCCO: ALTA TENSIONE ALLE PORTE DELL’ EUROPA

Business Insider Africa ha stilato una classifica dei paesi africani con il “miglior” esercito in termini di numero di reclute ed equipaggiamento; sono state considerate anche le “riserve militari” (persone che non prestano servizio a tempo pieno ma hanno un addestramento militare e possono essere richiamate e schierate in qualsiasi momento) e i “paramilitari” (gruppi che non sono ufficialmente militari ma operano in modo simile, come la CIA o le squadre SWAT negli Stati Uniti). Al primo posto spicca l’Egitto, il secondo e terzo posto sono stati assegnati rispettivamente ad Algeria e Marocco. Le forze armate di Algeri e Rabat sono essenzialmente equivalenti: la monarchia ha stretti legami con l’industria militare occidentale e ciò garantisce un apparato tecnologicamente più “avanzato”, la repubblica, che vanta la spesa militare più alta del continente, dispone di un arsenale quantitativamente maggiore.

Alla luce di quanto menzionato risulta evidente come le tensioni tra Rabat e Algeri non possano essere ascrivibili a semplici scaramucce. Conferma delle intenzioni ardimentose della monarchia si riscontrano nel bilancio 2022 presentato alla commissione per le finanze e lo sviluppo economico del paese risalente al 25 ottobre in cui le previsioni di spesa per il comparto della difesa sono stimate con un aumento del 4,77% (arrivando ad una somma di circa 5,5 miliardi di dollari) rispetto a quanto stabilito nel 2021.

Il riacutizzarsi della crisi tra i due paesi è ascrivibile anche alle tensioni legate alla guerra in Ucraina e all’ingerenza indiretta di grandi attori internazionali. L’Algeria (che si è astenuta alla votazione Onu in merito all’invasione dell’Ucraina) ha partecipato lo scorso ottobre ad esercitazioni con la Russia nella Ossezia del Nord e all’inizio di aprile i due paesi hanno svolto simulazioni legate al contrasto del terrorismo al confine con il Marocco. Come ho già avuto modo di esprimere, risultano inoltre evidenti “decisioni congiunte” tra Algeri e Mosca nello stabilire i termini della commercializzazione delle forniture energetiche all’Europa. Il Marocco, soprattutto dopo la sottoscrizione degli Accordi di Abramo, ha “normalizzato” i rapporti con Israele in cambio del riconoscimento della sovranità sul Sahara Occidentale; tale scelta ha comportato un riacutizzarsi delle tensioni con il paese confinante.

Le conseguenze di questo complesso scacchiere si intersecano con una realtà già carica di una storia locale difficile. Non si sono infatti mai sopite le dispute con il Fronte Polisario, principale difensore del popolo Sahrawi: originari abitanti dei luoghi riconosciuti al Marocco dagli Accordi, ma di cui Rabat ha comunque in passato sfruttato le ricchezze. Dagli anni 70 si può dire che l’Algeria sostenga le ragioni di questo popolo e l’accusa posta in essere dalla monarchia è proprio quella di dare rifugio, soprattutto nella città di Tinduf, a coloro che Rabat considera terroristi.

Il susseguirsi di criticità tra i due paesi è sempre avvenuto in maniera costante, quasi “controllato”, fino all’agosto del 2021, momento in cui l’Algeria ha formalmente interrotto le relazioni con il Marocco. Sembra che la miccia sia stata innescata da un intervento dell’ambasciatore marocchino alle Nazioni Unite in cui avrebbe sostenuto il sentimento indipendentista della Cabilia, regione in cui il governo centrale algerino incontra notevoli difficoltà nell’arginare le aspirazioni separatistiche.

Ovviamente il perpetrarsi di queste tensioni e il reale rischio che si trasformino in un conflitto armato coinvolgono anche i vertici europei: il mercato energetico subirebbe una fortissima ed inevitabile battuta d’arresto, nuovi versanti sarebbero “scoperti” e il rischio di infiltrazioni terroristiche sarebbe pressoché automatico, un nuovo e incontrollato flusso migratorio porrebbe l’Europa ancora più sotto pressione.

Arianne Ghersi

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