IL LIBERALISMO E IL PENSIERO UNICO
Il termine liberalismo, per sua natura, rimanda, nell’immaginario collettivo, al concetto di una totale libertà.
Dalla libertà economica, ove i mercati la fanno da padrone, alla libertà di espressione, dove si crede che tutti possano esprimere, senza alcun vincolo, la propria opinione.
Questo, anche grazie a quanto si legge su internet, sui social e, impossibile nasconderlo, sui libri scolastici ed universitari, è ciò che sappiamo, per farla semplice, di questa filosofia di carattere politico e morale sviluppatasi durante l’età dei lumi.
Se abbiamo sempre ritenuto tutto ciò alla stessa stregua di una verità inossidabile è giunto il momento di fare i conti con la realtà e comprendere che il liberalismo è una corrente di pensiero molto più complessa rispetto a quanto abbiamo creduto in questi anni. Questo, in maniera molto condensata, è il succo di quanto è scaturito dal piacevole dibattito con il professore universitario Andrea Zhok.
In una serata organizzata a quattro mani da “Gioventù Nazionale Milano” e “Il Talebano” presso lo Spazio Esperia, Andrea Zhok, docente di Filosofia Morale dell’Università degli Studi di Milano, ha soverchiato tutte le certezze che i meno esperti possono avere circa la concezione del concetto di liberalismo.
Dall’insegnamento del professore fuoriesce infatti un concetto di libertà dell’individuo che in realtà è molto ristretta. Lungi dall’essere del tutto avulso dal controllo statale, l’individuo che vive in una società liberale ci appare, alla fine della discussione, come un essere che crede di godere di una totale libertà ma che, al contrario, è più limitato di quanto egli creda.
Zhok utilizza il verbo “inventare” quando parla del concetto di libertà, sottolineando che, in realtà, essa viene inventata dal liberalismo. Per tale motivo si parla di quella che è una libertà negativa.
L’individuo si trova rinchiuso in una sorta di recinto, all’interno del quale egli crede di avere piena facoltà di decidere per sé stesso, finendo per trovarsi limitato nella sua stessa libertà. È quindi necessario definire chi sia l’individuo liberale.
Aiuta a comprendere tale concetto l’aggiunta di ciò che spiega il professore circa l’idea che il liberalismo ha dello stato e dell’economia.
Uno stato liberale può essere interpretato come uno stato che lascia il pieno controllo di loro stessi ai propri cittadini ma, realmente, ciò non accade: per il liberalismo uno stato democratico non può funzionare. Ciò, seppure possa sembrare antitetico col concetto intrinseco che ognuno di noi ha del liberalismo, fa comprendere benissimo come l’individuo possa trovarsi costretto in dei limiti a lui non visibili.
Economicamente parlando, invece, il liberalismo (o liberismo) mira, per semplificare, ad aumentare la disponibilità di capitali costantemente, anno per anno, stagione dopo stagione: non importa come. Il fine non è inventare qualcosa di nuovo o vendere oggetti per il benessere della collettività ma, come detto, far sì che il capitale iniziale, a fine periodo (sia il mese, l’anno o qualsiasi altro arco temporale) sia aumentato.
È così che va a configurarsi il concetto di libertà e di individuo liberale. La libertà liberale, prettamente economica, è, nella sostanza, la libertà di acquisto.
L’individuo liberale, per usare una frase del professore è “colui che può rivolgersi al mercato per comprare la giacca firmata che vuole”. Ossia, può comprare ogni cosa egli voglia in qualsiasi momento.
Ciò porta a delle implicazioni molto forti. Se il fine di tale dottrina è questo, nulla vieta all’individuo di poter essere ciò che vuole quando, dove e come vuole, finendo per non diventare più un individuo e perdersi totalmente. L’individuo giunge a non voler essere niente o, meglio, a voler essere qualunque cosa.
Quando si arriva a tale punto, per il liberalismo si è effettivamente arrivati. L’essere umano, credendo di essere libero, diventa un mero strumento e non più un individuo con proprie credenze, caratteristiche e con una piena facoltà di discernimento.
Ragionandoci è quanto vediamo oggi, dove nella battaglia che ci viene quotidianamente proposta. La società “fluida” nel quale ci viene insegnato che un uomo può essere una donna e viceversa finisce per svilire la natura propria dell’esser umano.
Crediamo di avere a disposizione una infinità di sfaccettature possibili della realtà ma, al contempo, finiamo per essere rinchiusi nel recinto di quella libertà negativa di cui parla il professor Zhok: dove si è buoni se si accetta la libertà – inventata – dallo Stato, mentre si è cattivi solo se si prova anche minimamente ad insinuare un piccolo dubbio. Sviliamo la nostra natura di esseri umani per credere in una libertà che in realtà ci costringe in un dualismo buono/cattivo dal quale risulta complesso, se non impossibile, uscire.
Ecco perché non appare insensato legare ad una discussione sul liberalismo il concetto di “pensiero unico” che sempre più si fa largo ai giorni nostri.
È bene, però, concludere dicendo che, secondo il professore, il liberalismo è destinato a fallire.
Ciò accade perché un sistema che cerca di espandersi all’infinito, accrescendo costantemente il proprio capitale, non può sopravvivere in un sistema finito, ossia la società nella quale viviamo.
Sarà questa contraddizione che sta alla base della filosofia liberale la causa della sua rovina.
Come ha detto il professore, rispondendo a una domanda propostagli dal pubblico, non abbiamo la certezza per sapere cosa accadrà dopo il fallimento di questo sistema e, quindi, possiamo solo sperare che le cose si sistemino per il verso giusto.
Ciò che è certo, però, è che quanto abbiamo sempre immaginato ci garantisse piena libertà, in realtà, ci ha resi, pian piano, individui costretti all’interno di una gabbia invisibile.
E uscire da questa condizione di prigionia, credetemi, sarà tutto fuorché semplice.
Manuel Mariani – Gioventu’ Nazionale
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