Ultime notizie

CAOS NIGERIA: NELLA MORSA DI ISIS E BOKO HARAM

La Nigeria è innegabilmente teatro di un corto circuito jihadista, quasi derubricabile come una guerra fratricida.

Boko Haram (in lingua Hausa significa “l’educazione occidentale è vietata”), gruppo di matrice islamico-terrorista, imperversa ormai da anni il territorio nigeriano e, seppur semplicisticamente, la causa è facilmente riconducibile ad una lotta per accaparrarsi o meglio rivendicare territori strategici. Si può dire che il nord della Nigeria sia la zona più povera, storicamente a maggioranza musulmana, mentre il sud (decisamente più ricco ed agevolato dallo sbocco sul mare) è sempre stato a prevalenza cristiana. Ovviamente questa spartizione delle risorse, coincisa con la concessione dell’indipendenza dall’impero coloniale britannico, è apparsa per decenni agli occhi di parte del popolo come un’immane ingiustizia.

Questa è forse la causa sociale che inizialmente ha spinto la popolazione musulmana del nord a simpatizzare per l’esercito creato da Boko Haram che fin da subito ha condotto autentiche stragi e persecuzioni verso i cristiani risiedenti in quell’area del paese.

La situazione è evoluta rapidamente in una forma più articolata di guerriglia, sfociando in barbarie, esecuzioni di massa, sevizie e schiavitù di ogni genere verso donne (costrette a garantire la prole ai miliziani) e bambini (strappati dalle braccia materne e indottrinati per diventare servitori della causa).

Dal 2015 ad oggi è emersa una nuova cellula jihadista, costola di Boko Haram, chiamata “ISWAP” (Islamic State’s West Africa Province). Questa divisione, dovuta a numerose sconfitte subite per mano del governo sostenuto da supporti militari provenienti da Ciad, Camerun e Niger, ha portato alla creazione di due fronti contrapposti: da una parte Boko Haram ha perso il monopolio che deteneva e la morte a maggio di quest’anno anno del suo storico leader ha sicuramente segnato negativamente i contorni della vicenda. Abubakar Shekau, alla guida di Boko Haram fin dal 2009, dato per morto in svariate occasioni nel 2014 , ha osteggiato l’inserimento di Iswap all’interno del suo territorio in quanto questi ultimi volevano trovare riparo dai raid governativi stabilendosi a Sambisa e nelle aree montuose limitrofe.

È notizia di questi giorni la dichiarazione delle truppe governative nigeriane secondo cui sarebbe stato ucciso, durante operazioni militari appositamente studiate, il secondo capo di Iswap: Malam Bako. Il suo predecessore (il primo ad essere ucciso) è stato Abu Musab al Barnawi, ossia colui che era stato chiamato dalla dirigenza dell’Isis ancora presente in Siria a creare un vero Califfato nell’Africa occidentale (raccogliendo sotto di sé tutta la galassia di cellule jihadiste). Queste uccisioni sono però da confermare dato che l’Is non ha ancora emesso comunicati in merito; strategia usuale è infatti scansare l’effetto mediatico di indebolimento usando la propaganda di martirizzazione per spingere a maggiore proselitismo.

L’unico dato certo nell’intricata vicenda è l’intenzione da parte del governo centrale della Nigeria di minimizzare gli scontri per attirare investimenti stranieri. Proprio su questo aspetto sono focalizzati gli sforzi e fonti non ufficiali menzionano l’interesse crescente di Pechino verso il paese in un’ottica di future solide ed ingenti partnership economiche.

Arianne Ghersi

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: