IL MARKETING POLITICO NON BASTA PIU’
Negli ultimi mesi, a causa del contesto politico venutosi a creare per la questione Covid, si è accelerato verticalmente un fenomeno che tuttavia già si stava manifestando con forza in tutto l’Occidente: il ribaltamento tra Reale e Virtuale. Se siamo stati a lungo abituati a pensare che il virtuale fosse un pallido riflesso, sfalsato del mondo reale ora tocca ammettere che è quasi il contrario: quel che è importante, quel che viene giudicato, quel che cambia il mondo e le menti della gente è quel che accade online e quindi è “reale” e quel che accada nella strada, nel mondo fisico, ma non riesce ad avere spazio o viralità online diventa “marginale”. Milioni di italiani sono chiusi in casa e non possono sperimentare o verificare o vivere di persona pertanto ogni esperienza diviene mediata dall’infosfera (cioè essenzialmente social, pagine internet e televisione) che però la media e la rilancia secondo una propria agenda o l’agenda dei singoli attori che compongono questa infosfera.
Il problema è che al netto di singole eccezioni numericamente trascurabili, l’infosfera, questo enorme ente socializzante che media la realtà e la trasforma in esperienza e valori, questo “contesto” oggi ha una propria agenda e non si comporta in modo neutrale, avvantaggiando alcuni messaggi e danneggiando o marginalizzandone altri. L’infosfera è composta al 99% da grandi soggetti economici (Facebook, Google, Netflix, i grandi gruppi televisivi, i gruppi editoriali più importanti) e tutti questi attori sono accumunati dal possedere, in quanto rappresentanti del grandissimo capitale transnazionale, una visione del mondo progressista, antisovranista, globalista: in una parola “liberal”. Per questa ragione purtroppo candidati, giornali e partiti politici sovranisti non possono illudersi di potersi giocare la carta del “marketing politico” come i più illuminati di loro hanno cominciato a fare da qualche anno (e come è stato effettivamente possibile fare per qualche tempo).Tuttavia il presupposto teorico del Marketing politico in cui un candidato o un partito debba elaborare un messaggio, tararlo per i diversi media in modo da colpire i diversi target interessati oggi viene sostanzialmente meno. Non basta fare gli incontri con gli elettori, fare una buona intervista, gestire bene la propria pagina social perchè tutto questo viene mediato e metabolizzato da un contesto che è sostanzialmente anti sovranista e predisposto ad appoggiare l’agenda progressista.
Le vostre pagine verranno sospese più facilmente, i vostri simboli oscurati, ai vostri avversari verranno concessi modi e termini che a voi non saranno accessibili e persino vostri giornali possono essere silenziati. Abbiamo visto che è accaduto con Trump quando era Presidente degli Stati Uniti in carica, state tranquilli potrà accadere anche a voi o a chi vi sta accanto e vi aiuta a diffondere il vostro messaggio. Chiariamo una cosa: se questa censura, questa minaccia a sinistra non esiste non è perchè “Facebook è di sinistra” come potrebbe pensare superficialmente qualcuno. Facebook è un’ azienda e intende trovare il percorso per massimizzare il proprio profitto, piuttosto è vero il contrario: è la sinistra che è diventata il terminale politico del grande capitale apolide, dissolvente, post produttivo in Occidente. Noi, nel nostro ultimo libro, abbiamo parlato di “Stregoneria Politica” ovvero dell’arte di comunicare in un contesto ostile, ma tutto sommato come si sceglierà di chiamare questo paradigma è l’ultimo dei problemi, quel che è davvero importante è che che il candidato identitario, il giornalista indipendente, il partito politico sovranista impari a vedere le cose in modo nuovo: non si sta confrontando solo con il candidato avversario, con un giornale rivale dall’opposta linea editoriale, con un partito politico progressista: ci si sta confrontando con un contesto sostanzialmente ostile e si sta giocando una partita in cui l’arbitro indossa la divisa avversaria.
Guido Taietti
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