“IO NEGO”: INTERVISTA A EMANUELE FRANZ
Con il 2020 sembrerebbe essere iniziato il “grande Rest” ovvero un accelerazione del processo che gia nel 1981 Guillame Faye definiva in un suo celebre saggio “Il Sistema per Uccidere i popoli”. Per questo motivo è importante il ruolo dei filosofi antimainstream. Il filosofo che più incarna lo stile rivoluzionario-conservatore del Talebano è senza dubbio Emanuele Franz pensatore già noto al nostro pubblico.
Carissimo Emanuele grazie per la tua disponibilità. Tu hai scritto recentemente un bel libro “Io nego. Pensieri di un filosofo davanti al covid”. Ci puoi parlare del contenuto del tuo testo?
Grazie di avermi proposto questa intervista che accolgo con piacere e riconoscenza.
Il testo “io nego” è forse il libro più irriverente che io abbia mai scritto. Dopo molti anni dedicati allo studio della filosofia ed aver pubblicato decine di studi sulla metafisica, sulla storia delle religioni, come conviene a un filosofo, ho sentito il dovere morale di dire la mia sulla drammatica situazione che oggi avversa il mondo, mi riferisco alla (presunta) emergenza sanitaria e alla sua grottesca gestione da parte delle istituzioni.
Il libro è una raccolta di riflessioni, in chiave filosofica, di aforismi e aneddoti. Esso è dunque un diario personale, con riflessioni e note assortite, tenute insieme dall’argomento e dal periodo in cui sono state scritte: il tempo della quarantena forzata dovuta alla pandemia. Il lettore potrà trovare pillole di riflessioni, condivisibili o meno, che tenderanno a rovesciare le situazioni, come sovente fa il filosofo, e provocazioni, punzecchiature, al fine di forzare il pensiero a guardare in modo diverso dal senso comune. Un libro che vuole essere un encomio alla negazione, nel senso positivo e filosofico del termine, mettere in discussione il senso comune per pervenire a una diversa prospettiva riconoscendo che ogni cambiamento ha origine da una negazione, da una critica. In questa critica si mette sotto accusa non solo la gestione dell’emergenza sanitaria ma l’intero modello di civiltà occidentale, goffa e gonfia del suo materialismo e della sua rincorsa alla ricchezza che poi in ultima analisi si riduce a una povertà di valori.
Io nego, in sostanza, e continuerò a negare, che la paura possa essere la soluzione a qualsiasi crisi. Quando tutti la pensano all’unanimità nello stesso modo, e anche quando quei pochi che abitualmente si discostano dalla maggioranza, questa volta sono uniformi al pensiero comune su un argomento, ecco, in quel caso “io nego” e continuerò a negare, semplicemente perché io sono contrario a qualsiasi “mono pensiero”, a qualsiasi mono colore cognitivo. Io nego, e nego ancora, e negherò ancora, negherò pure l’evidenza se necessario, perché negare significa, ancora, essere liberi.
Mi fa piacere che nella domanda usi il termine “anti-mainstream” e “rivoluzionario” nel riferirti al mio pensiero. Mi anticipi una considerazione che volevo fare. In questo libro io accuso tutti indistintamente: chi ha il potere, e chi è all’opposizione di questo potere, tacciando ambedue di far parte di un sistema binario che in ultima analisi si riduce a un solo monocratico e monocogitante impianto di controllo della cultura. Due capitoli del libro “io nego” sono estremamente significativi al riguardo, si intitolano: “Il mainstream dell’anti-mainstream.” e “Rivoluzionari in vendita”. Il mio scopo è evidenziare una finta controcultura in quell’insieme di elementi intellettuali che, all’apparenza, vengono ascritti nelle file della controcultura, e nello stesso tempo sono burattini di un mercimonio gestito da quello stesso potere che criticano, quasi che recitassero la parte dei “ribelli” dietro un canovaccio. Ribelle per me invece è chi è espulso dagli espulsi, escluso dagli esclusi.
Tu sei un pensatore certamente anticonformista ma anche molto originale. Come potresti presentare ai nostri lettori il Franz pensiero?
I miei libri si sono sempre occupati di filosofia e storia delle religioni e come pensatore non potevo non interrogarmi su ciò che stava avvenendo con questa presunta pandemia. Quindi il libro è un diario di osservazioni e notazioni sulle contraddizioni che via via emergevano tra la realtà fattuale e quella narrata dai media. Come filosofo ho esercitato l’arte della dialettica espressa attraverso la via “negationis” per arrivare alla radice del problema. Il mio libro è in sintonia con le altre opere ed è un opera di accusa al grasso e decadente occidente che ha perso totalmente il senso del trascendente e quindi il senso dell’uomo. Come l’ occidente in nome di una presunta libertà ha alienato l’uomo, cosi la gestione sanitaria in nome della salute ha creato situazioni che vanno in senso opposto. Ma la cosa inquietante è il totale materialismo con il quale persino le autorità religiose hanno gestito la situazione sostituendo il “sanitariamente corretto” con il senso della vita e della morte. Per tanto la mia critica va molto più in profondità di molti finti rivoluzionari che si limitano ad affrontare la questione con la stessa metologia degli avversari
Rispondi