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IL REDDITO DI CITTADINANZA NON C’ENTRA NULLA CON IL VOTO DEL SUD

Tutti accusano il Sud di aver votato 5 Stelle per il reddito di cittadinanza. Ma la verità è tutt'altra: il Sud ha votato 5 Stelle e Lega proprio per liberarsi dall'assistenzialismo

Di Vincenzo Sofo

Il Movimento 5 Stelle ha sbancato al Sud grazie alla promessa dell’istituzione del reddito di cittadinanza” è da giorni il commento più gettonato su social, giornali e tv a commento dei risultati elettorali. Una narrazione, quella che il sud si sia affidato a chi gli ha fatto la promessa più assistenzialista, che fa comodo a Pd, centristi e Forza Italia per giustificare il loro crollo verticale in un territorio che pensavano di possedere saldamente. Una narrazione alla quale tutti hanno abboccato perchè tutti si sono lasciati impressionare da quella infografica diventata virale che mostra l’Italia divisa in due: nord blu (centrodestra) e sud giallo (pentastellato).

Un’esemplificazione fuorviante perchè non tiene conto del vero fatto eclatante per il Meridione, il boom di Salvini. Leader di un partito, la Lega, che è nell’immaginario collettivo visto come l’esatto opposto dell’assistenzialismo, anzi proprio il suo nemico. A meno che la popolazione residente nella metà bassa d’Italia non sia preda di una sindrome bipolare di massa, è dunque evidente che la chiave che ha determinato il suo voto non sia il desiderio di assistenzialismo.

Il vero fenomeno nuovo compiutosi al Sud a questa tornata elettorale è la scomparsa del voto “clientelare”. Nessuno se ne è accorto e nessuno ne sta parlando, ma dietro al successo di 5 Stelle e Lega nel Mezzogiorno d’Italia c’è la manifestazione di un cambiamento epocale. Per decenni il voto in queste zone è stato, per motivi socioculturali, fortemente guidato da quell’approccio che il sociologo americano Edward Banfield definisce familismo amorale: ossia la tendenza degli individui a votare con l’obiettivo di “massimizzare i vantaggi materiali e immediati della famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo”. Una tendenza dettata da una situazione di arretratezza economica tale da far sì che alla popolazione non rimanesse che affidarsi alla politica per trovare quel lavoro necessario per vivere e ma che il territorio non era in grado di generare.

Su questa necessità la politica meridionale ha sguazzato per decenni, alimentando un sistema clientelare (molto fruttuoso elettoralmente) possibile grazie all’utilizzo dell’apparato amministrativo pubblico come distributore di soldi e posti di lavori e quindi come raccoglitore di voti. un sistema che con gli anni era finito per sembrare al sud l’unica via possibile anche perchè, nel mentre, quella stessa politica nulla faceva perchè invece nel sud si creassero le condizioni per far sì che questa terra potesse iniziare a rigenerarsi da sola.

Questo meccanismo qualche anno fa ha iniziato ad incepparsi. La crisi economica ha svuotato le tasche degli italiani e del sistema Italia, rendendo via via sempre più difficile alla politica continuare a servirsi di questa pratica. Sempre meno finanziamenti a pioggia, sempre meno concorsi pubblici, sempre meno posti di lavoro garantibili, ecc. Oltre al fatto che la gente ha iniziato a capire che con questo metodo la politica non stava facendo altro che prendere i soldi dai cittadini per poi prometter loro di dar soldi in cambio di voti.

In questa situazione, il potere dei “capibastone” locali che prima riuscivano a gestire pacchetti di voti si è sempre più ridotto, avendo sempre meno benefici individuali da promettere poichè la politica ha sempre meno garanzie individuali da poter garantire. La gente che prima – spesso anche ingenuamente – si affidava a questa logica intravedendone una possibile utilità personale, è rimasta tradita da chi ha fatto credere che questo fosse il modo giusto e si sta svincolando da questa logica di voto.

Al sud, per la prima volta, è sbarcato dunque il voto di opinione. Quello dato non al parente o all’amico del parente, non a chi si spera che ti possa trovare un posto di lavoro. Bensì – semplicemente – il voto dato alla forza politica che dice le cose più in linea con il proprio sentire personale. E il sentire personale più comune al sud, oggi, è la voglia di sbarazzarsi del modello politico che ha tenuto in mano il Meridione finora per implementarne uno nuovo, diverso, opposto. Ecco perchè molti (più del previsto) si sono affidati alla Lega nonostante la sua storia passata ed ecco perchè tutti gli altri, quelli che ancora quella storia non l’hanno digerita, si sono affidati al 5 Stelle.

Ecco perchè al sud ha stravinto il 5 Stelle ed è cresciuta molto la Lega, ecco perchè al nord ha stravinto la Lega ed è cresciuto molto il 5 Stelle. Non un voto che ha diviso l’Italia ma un voto di unità nazionale: quella contro l’alleanza Pd-Forza Italia, contro la vecchia politica usurata.

 

1 Comment on IL REDDITO DI CITTADINANZA NON C’ENTRA NULLA CON IL VOTO DEL SUD

  1. Tendo ad essere d’accordo con questo punto di vista, però un dubbio mi sorge automaticamente: come mai alle regionali siciliane ha vinto il centro-destra? Nel senso, sappiamo tutti come ha vinto, cioè proprio con il voto clientelare. Personaggi vergognosi candidati solo in quanto bacino di voti. Possibile che allora il voto clientelare sia sparito dall’oggi al domani? Forse in chiave nazionale c’è meno spazio per considerazioni di questo tipo? Non lo so eh, è solo uno spunto di riflessione.

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