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Buttafuoco: Senza una vera destra, torna Berlusconi

Il futuro della destra, la legge Fiano, il referendum per l'autonomia e un ragionamento da leggere sullo Ius Soli. Andrea Lorusso intervista Pietrangelo Buttafuoco

Vulcanico, perentorio, provocatorio, come si confà al personaggio, lo scrittore-giornalista Pietrangelo Buttafuoco ha sempre sulla punta della lingua una fucina di idee mai banali ed è sempre controcorrente con quelli che sono i natanti del sistema, pronti a seguire l’onda lunga del vivere zitti e buoni.

Questa intervista è frutto di una chiacchierata concessa ai nostri lettori, con una bella dose di ossigeno alternativa al parterre ideologico di centrodestra.

Pietrangelo, in una recente intervista per Il Giornale hai dichiarato che: “Copiare le idee di destra è l’applicazione di un principio di realtà che si ripete ogni volta che le elezioni si avvicinano.” Adesso che Berlusconi è ricomparso in perfetta forma, abbronzato e dimagrito, siamo nuovamente sulla via di Arcore?

Beh lui detiene la quota di maggioranza, mi riferisco al fatto che comunque la stragrande maggioranza degli italiani non è di sinistra, ed è sempre in attesa della costruzione di una destra. Tuttavia in mancanza di un progetto reale lui è quello che ha sempre saputo essere il collante di tutte queste sensibilità. Se poi si libera anche del cavillo giudiziario che lo imbriglia in prima persona, è fatta. Comunque è quello che è immediatamente sintonizzato con l’opinione pubblica.

Anche oggi, dopo vent’anni?

Secondo me sì, perché intanto non si lascia impantanare da meccanismi e scorciatoie, che hanno costruito il difetto principale di una destra italiana. Non si è mai realizzata perché è sempre stata dalla parte della pesca delle occasioni, stare con chi vuole gli abusi edilizi, stare con chi vuole l’evasione fiscale, stare con quelli che non hanno tempo di riflettere ma hanno bisogno di un nemico, senza districarsi nella complessità. Invece lui bene o male riesce a catalizzare le varie sensibilità e prende tutto, ed il contrario di tutto.

E sulla scia della Le Pen?

Il cosiddetto progetto Lepenista si è scontrato su una grande contraddizione, ovvero il lepenismo lo puoi costruire se veramente ti intesti un progetto di sovranità, e per farlo devi liberarti dalla greppia dell’Occidentalismo americano. Se resti lì sarai fregato per sempre, dettano legge loro ed oltre quel progetto non puoi andare. A meno che non ti affidi alla visione euroasiatica di Putin, che però non è in sintonia con Trump, non puoi mettere sullo stesso piano la paglia ed il fuoco.

La Boldrini alla Camera dal 25 settembre ha imposto i nuovi cartellini paritari, dovranno essere declinati al femminile tutti i ruoli. È più una questione ossessiva, od un disegno che maschera altro?

Nulla di ciò che viene imposto per legge sulla naturalezza, come può essere il parlato, può prendere il sopravvento. La neo-lingua, così come il pensiero unico, non possono e non avranno mai la possibilità di concretizzarsi realmente. È un po’ come la toponomastica, è una vita che la chiamano “Piazza Repubblica” ma è  sempre “Piazza dell’Esedra”. La fissazione è peggio della malattia. E comunque la Boldrini è un personaggio che volge al tramonto, è difficile che possa avere un futuro politico, come fu per la Pivetti (Irene Pivetti, ex Presidente della Camera nel 1994, quota Lega Nord). Secondo me alla prossima edizione del Grande Fratello vip ci sarà lei.

Il Ministro della Giustizia Orlando ha posto come urgente la questione ius soli in Italia. L’integrazione è un punto di partenza, o di arrivo?

È un punto di partenza, nel senso che chi ha una forte identità ha necessità di aprirsi e di confrontarsi con la pluralità del Mondo. Per quel che riguarda lo ius soli secondo me fa testo l’antica popolarissima canzone, altrimenti nota come “Faccetta Nera” quando dice: “Ti porteremo a Roma liberata”.

Quindi sei d’accordo ad un processo più veloce di assimilazione?

Se devi costringere ad aderire ai principi della Costituzione la vedo complicata, manco io aderisco, figurati loro che sono liberi. È un tema che diventa centrale se tu hai una identità forte, l’Italia di oggi su cosa la fonda l’identità? Su “Bella Ciao” e la Costituzione? Chi vogliono fare ridere?

Però un ragazzino alle elementari, con lo ius soli temperato, non penso possa avere un’appartenenza forte.

Tu sei pugliese, l’appartenenza forte la puoi costruire quando ad un bimbo che arriva dal Maghreb fai visitare la grotta di Padre Pio, e lì capisce e percepisce qualcosa in cui riconoscersi. Ma se tu gli metti davanti la Costituzione della Repubblica Italiana, non la potrà riconoscere mai. L’integrazione deve passare attraverso i percorsi comuni, che sono quelli del sacro e dell’identità profonda. Se tu la costruisci su artifici, non funziona, peggio mi sento con i valori laici.

Ed a questo punto si potrebbe accorciare l’iter per la cittadinanza?

Non lo so, dipende dal punto di realtà. Non c’è dubbio che quando mescoli il Mediterraneo, sai che quello diventa un destino comune. Come diceva Benito Mussolini: “Il razzismo è da popoli biondi, è un pregiudizio dei popoli biondi.” Non può appartenere alla nostra storia.

Nella tua Sicilia ad ogni tornata elettorale si cerca un salvatore. Cosa si può promettere più ad una terra tanto martoriata?

Niente, non può essere né una nuova campagna elettorale né un nuovo Presidente a dare soluzioni al disastro siciliano, c’è solo una strada per quel che mi riguarda. Chiunque vinca le elezioni deve applicare un principio di due diligence, ovvero una gestione fallimentare attraverso un Tribunale fallimentare di tutta l’Amministrazione, perché è impossibile amministrare la Sicilia con il ricatto del consenso. È una situazione peggiore rispetto a Roma, serve una autorità istituzionale più in alto, perfino il Quirinale o Palazzo Chigi, è il pezzo più delicato ed importante del Mediterraneo, il punto d’incontro degli equilibri geopolitici.

Chiedi un commissariamento.

Lungo! Di quelli che non finiscono mai.

E l’Autonomia?

L’autonomia può funzionare in Veneto, in Lombardia, in Trentino ed Alto Adige, ma in Sicilia no. Fossi Veneto voterei sì al prossimo Referendum, ma da siciliano non manterrei lo Statuto Speciale.

È uscita un’Ansa su Di Maio candidato Premier, che ne pensi?

Che dirti, fanno tutto tra di loro. Lui piace molto perché ha l’aria di chi è sempre pronto a prendere la Comunione. Poi io non avendo pratica di democrazia non sono bravo a dare giudizi.

(di Andrea Lorusso, tratto da PugliaIn)

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