Il nostro nemico non è l’Islam, è il nichilismo

La tesi di Olivier Roy, esperto di geopolitica mediorientale e di Islam: non è l'islam che si sta radicalizzando, è il nichilismo che si sta islamizzando

Non c’è guerra senza nemico (…) c’è chi parla di Islam radicalizzato e chi di Islam tout court. Ma siamo proprio sicuri che sia così?

Olivier Roy, docente ed esperto di Islam e di Medio Oriente, non è della stessa opinione e, da qualche anno, propone una interpretazione un filo più complessa della vulgata leghista dell’Islam cattivo e decisamente molto più interessante. Quello che ci dice Roy, in buona sostanza, è che non siamo di fronte a una radicalizzazione dell’islamismo, bensì di una islamizzazione del radicalismo.

Non si tratta di una supercazzola per mascherare il niente, anzi, tutto il contrario, perché Roy parte dall’analisi dei fatti, delle schede personali delle decine di jihadisti o di presunti tali che negli ultimi anni hanno seminato il terrore in Europa fino al punto da rendere pericolosa una adunata calcistica in una piazza anche senza che alcun piano terroristico prevedesse stragi di sorta, un’analisi da cui emergono alcuni dettagli che non tornano sui terroristi che ci troviamo in casa, alcune contraddizioni che li fanno risultare difficilmente incasellabili del salafismo.

La quasi totalità degli jihadisti che portano il terrore nelle nostre città nelle nostre città ci nasce — quasi sempre sono della cosiddetta seconda generazione o sono europei convertiti — non parla quasi per niente l’arabo, non ha letto le fonti originali delle cose che cita, frequenta più i bar che le moschee, più le discoteche che le scuole coraniche, consuma alcool e droghe, mangia anche cibo non halal, vive una vita promiscua, ascolta hip hop. Insomma, la maggior parte di coloro che hanno portato il cosiddetto “terrore islamico” in Europa non sembrano affatto dei provetti uomini di religione e ci somigliano più di quanto pensiamo.

Il background di questa Generazione Isis, come la definisce già dal titolo Roy, è un grande vuoto. È il nichilismo, non è la religione. E ci serve saperlo perché le guerre — e in tanti pensano che questa lo sia — si vincono soltanto se si conosce il nemico. E, in questo caso, saperlo significa sapere che la nostra modernità culturale non è in guerra con l’Islam più di quanto lo sia con il Vaticano. Il nemico è un altro ed è ancora più pericoloso di una religione. È l’assenza di valori, e l’emarginazione culturale, è il vuoto che abbiamo creato all’interno delle nostre società quando abbiamo accettato la disgregazione del nostro secolare tessuto sociale. E questo nemico, che lo vogliamo o no, non si combatte né con le bombe né con i metal detector.

(Estratto dell’articolo di Linkiesta)

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