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MA QUALE CRISI? QUESTO È UN FALLIMENTO

Superare l'ideologia occidentale per tornare all'attualità dei fatti

Le guerre diventano missioni di pace, i licenziamenti esuberi, l’assenza totale della programmazione del futuro nella vita di un giovane l’hanno definita flessibilità. È un vecchio vizio del sistema occidentale quello di manipolare il lessico per raccontare un mondo che non esiste, per coprire le difficoltà con la riproduzione più moderna dell’ottimismo stile famiglia del Mulino Bianco.

La più grande deformazione lessicale riguarda la parola più diffusa del modello occidentale: “crisi”. Non è così, questo termine fa pensare ad una “malattia” congiunturale, risolvibile con qualche taglio alla spesa pubblica e la riduzione dei diritti sociali, sempre più un ricordo delle generazioni precedenti per tante fasce deboli della società in cui viviamo. Vi immaginate se i media occidentali, invece di usare la parola “crisi”, parlassero di “fallimento”? La consapevolezza di vivere in un sistema che ha finito la sua corsa, perdendo la sua battaglia storica, economica e culturale, che conseguenze genererebbe nell’esistenza quotidiana e nell’approccio di tanti cittadini?

La Brexit e l’elezione di Trump negli Stati Uniti d’America a distanza di pochi mesi rappresentano una lezione per il materialismo occidentale, la scuola di pensiero per cui tutto è riassumibile nei titoli in Borsa, nella forza da considerare ai cambi di valuta. È vero, il fallimento è anche economico, basta considerare la differenza in termini di condizioni di vita tra padri e figli in quello che per anni è stato presentato come il modello del benessere. La sfida, però, è culturale ed è lì che l’Occidente ha drammaticamente perso. L’errore è concettuale, l’unità, la condivisione, l’aggregazione, oltre allo scopo militare, ha aggiunto solo quello economico, l’idea fallace per cui il denaro possa unire. È la storia della comunità che insegna che ciò non può reggere, le sperequazioni sociali si sono diffuse quando sono stati abbandonati gli antichi sistemi come quello del baratto.

Il disastro Unione Europea si riassume nel fatto che si tratta di un’aggregazione esclusivamente monetaria che ha considerato la realizzazione della Costituzione una questione di secondo piano, per non parlare della necessità d’avvicinare ed equiparare i modelli sociali. I sistemi di potere sono stati impostati sullo sviluppo dell’unità economica, spostando i centri decisionali dalle Nazioni all’Unione Europea, al Fondo Monetario Internazionale, alla Banca Centrale Europea.

Il terrore che è giunto nelle nostre città, l’idea di dover blindare ogni attimo della vita è da ricondurre alla perdita di solidità inseguendo il mito per cui, dopo la fine delle ideologie, poteva essere il denaro il collante che tenesse unito l’Occidente, che aveva costruito il suo successo sull’idea della tutela della libertà individuale al cospetto dei totalitarismi del Novecento. Il denaro non può unire, divide sempre, in ogni contesto.

L’idea dello Stato Islamico risponde ad una logica opposta a quella occidentale, unisce con l’ideologia, il Califfato ha costruito la sua potenza spingendo la popolazione sotto il profilo dei valori, nell’estremismo religioso, nel concetto drammatico della guerra per affermare la propria idea di società. Il nemico, sostenuto in tante scelte di politica estera nefaste del mondo occidentale, che mette in ansia il diritto ad un’esistenza libera e serena di milioni di persone, si è sviluppato in una profonda e intensa aggregazione ideologica. Potremmo definirla la reazione all’assunto per cui dopo la caduta del muro di Berlino era finito il tempo delle ideologie e tutto andava tranquillamente configurato nel dominio assoluto del capitalismo occidentale.

I risultati di questo fallimento culturale sono il bisogno intimo di ritornare alla comunità, l’isolazionismo, la xenofobia, la guerra sociale tra i più deboli che si alimenta in forme diversi nei vari contesti nazionali. La gente non crede più al sistema e lo manifesta nei modi più disparati: l’astensionismo, il rifiuto della politica, il supporto all’uscita dall’Unione Europea, il “ritorno” al protezionismo, il desiderio di strategie sempre più securitarie nelle proprie città.

Il cittadino occidentale ha perso certezze e speranze dal punto di vista economico ma soprattutto non ha nulla più in cui credere, costruisce la propria vita nella vacua aspettativa di guadagnare di più come mezzo per arrivare alla felicità individuale. E’ l’esasperazione dell’individualismo contro l’annullamento della persona che decide di sacrificare anche la propria vita per i valori ultraterreni affidando la propria esistenza alla ricompensa da ottenere da Allah. Chiamatelo fallimento, non crisi, ripartiamo da zero senza luoghi comuni, adattando anche le divisioni storiche e politiche del Novecento al mondo in cui viviamo, alle macerie di un’epoca che si riassume nell’illusione che il denaro potesse unire una società impoverita nell’ambito della competizione internazionale.

Ciro Troise

1 Comment on MA QUALE CRISI? QUESTO È UN FALLIMENTO

  1. In realtà’: gli affari si devono saper fare . Il fatto che gli affari vadano male ,dipende da chi non sa’ fare gli affari. Affari vanno a gonfie vele e sì scopre ,tramite risultati tracciati e dimostrati,chi e’ che sa’ lavorare effettivamente e ha lavorato da portarlo a buon fine. Su 10 persone pagate,molto di spesso ,solo una sa’ fare l’affare,eppure gli vengono lasciati i soldi lo stesso e non sanno lavorare. Questo porta alla rovina dell’Unione,tanto e’ vero che,dall’esterno,si puo’ decidere se’ tenerla oppure no,quindi molto di spesso,il fatto che ,l’Unione e’ ancora esistente,dipende solo dal menefreghismo di altri,per delle altre preferenze. L’Unione viene unita dalla economia che dona anche l’Indipendenza di Stato,ma questo affare non e’ che se’ tu non lo fai perdi l’economia o il guadagno.Di fatto ,ci sono Stati membro della UE,che vogliono togliersi dalla UE ed e’ perché’ comunque i soldi li sanno fare lo stesso tramite l’economia al di fuori della Ue. Molto di spesso,rimanere in UE non dipende dall’economia,ma dalla politica dell’Unione che permette di unirsi alla Russia Unita,fino a che ci sara’ riscontro. Il Capitalismo Occidentale,oggi,si differenzia dal potere del nucleare,di cui,dimostra di temere. Di fatto ,nella Ue,ci sono numerosi Diplomatici che lavorano per unire il nucleare Occidentale con quello di Iran,e anche Trump tramite il Regno Unito lavora per gli U.S.A.,di unire il nucleare,con l’Iran. L’Iran fa’ molta paura agli U.S.A. e all’Occidente,e ha guerre vinte come mai accaduto prima. L’Afghanistan trova unione all’Iran ed e’ stato questo che ha scaturito la grande corsa dell’unione al nucleare,un sogno che rimane solo sogno,ma la realta’ e’ tutta contro dell’Occidente. Il Capitalismo Occidentale e’ solo grazie alla potenza nucleare che gode. Devo dire che l’Occidente subisce colpi di Stato di frequente,e questo non giova certo all’Occidentalismo,ma e’ in favore dell’Islamismo.

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