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NUIT DEBOUT: A PARIGI TORNA LA COMUNE (MA PER CONTO DI CHI?)

Altri utili idioti nella rete delle buone intenzioni

Avverto la sensazione di essere decisamente fatta per indossare il Rosso. Inutile dirvi che da fervente rivoluzionaria adotto smalto, tacco e rossetto quali munizioni per l’unica arma in mio possesso: sproloqui. Rifacendomi a collaudati metodi di guerra, giorno dopo giorno aggiorno la bacheca ribelle di cui sono a capo, elaborando precisi stratagemmi di pubblicazione e condivisione, passando conseguentemente all’azione:

  • Dovere mio è quello di pubblicare su facebook almeno un articolo dal titolo drammatico (verifica della fonte opzionale) per denunciare le prime disgrazie sotto mano;
  • Dovere mio è anche quello di condividere canzoni impegnate, citandone un verso avanguardista (pur non capendone il senso);
  • Terzo, ultimo – e facoltativo – dovere risiede, invece, nell’associazionismo purché dichiaratamente – e discutibilmente – di sinistra. Bisogna essere realisti: se su facebook il comunista è sfacciatamente sovversivo,  nella realtà perde tutta la sua credibilità, sembra che si tolga il berretto da partigiano per rivestire una di quelle cariche tanto denunciate: il militante comunista prima della sua vittoria merita rispetto. Dopo non sarà che un borghese indaffarato.

Dunque, detto tra noi, se ho preferito questo colore piuttosto che un altro è questione cromatica: il rosso mi dona. Per il resto, come tanti altri pseudo-socialisti, pseudo-democratici e pseudo-tuttoquellochevuoitu, non concretizzo mai quanto espresso e guardo al passato senza volere realizzare il presente.

Non so come facciano in Francia ad avere sempre voglia di discutere, mi chiedo quale messaggio abbiano urgenza di fare passare per avere il coraggio di uscire in Piazza a confrontarsi col primo sconosciuto che passa. L’altro giorno percorrendo le notizie della home di facebook – alla ricerca di qualcosa di piccante da criticare spietatamente –  mi sono imbattuta nel video di una certa Nuit Debout, dove un orchestra s’improvvisava a suonare di notte in nome della diffusione della cultura. Diverse immagini mostravano gente di ogni età riunita in piazze differenti e nelle descrizioni si diceva di voler creare uno spazio aperto a tutti, con l’intenzione di far fiorire delle idee intorno a varie tematiche, a prescindere del proprio credo politico.

Dicono che non sia un fenomeno violento contro il sistema quanto la realizzazione più completa dell’esercizio del proprio diritto d’espressione.  Leggo ripetutamente Nuit Debout, démocratie e république. Per quanto tempo quest’illusi non si stancheranno di rifare il mondo? Dicono di voler dare un senso alla parola rappresentanza, ma una democrazia eccessivamente popolare non è forse un’arma a doppio taglio?

Da buona complottista non posso che interrogarmi su cosa ci sia dietro questa nuova forma di coesione sociale. Osservo attentamente cosa qualcun altro stia facendo accadere per poterlo distruggere,  usando come scusa che l’unico cambiamento possibile sia la rivoluzione e non l’uso, peraltro corretto, degli strumenti politici a nostra disposizione.

Alessia Sgro

1 Comment on NUIT DEBOUT: A PARIGI TORNA LA COMUNE (MA PER CONTO DI CHI?)

  1. articolo molto pungente. complimenti.
    andrea

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