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PEGIDA E TALEBANI A ROMA CON SALVINI

La storia, nel momento immediato, la scrivono i vincitori. Infatti i giornali di regime, come Il fatto quotidiano o la Repubblica, fanno apposta a screditare la giornata del 28 febbraio. Ma, in un futuro non troppo lontano, il 2015 verrà ricordato come l’anno della nascita d’una sintonia tra i movimenti antieuropeisti. Una serie di indizi lasciano infatti intuire che questo fronte identitario, tradizionalista e comunitarista, sparpagliato in miliardi di movimenti, gruppi, associazioni, partiti e circoli intellettuali su tutto il suolo europeo, stia iniziando a coordinarsi. Le visite sempre più frequenti di Matteo Salvini a Putin, il rafforzarsi dei movimenti lepenisti, il coordinarsi dei movimenti a favore delle sovranità nazionali e il continuo proliferare di intellettuali anti-EU sono il prodromo di quello che sarà la società di domani.

L’EU – una triste sigla che con la vera Europa dei popoli non c’entra nulla – adesso sta barcollando. Sta a noi scegliere se stare immobili e lasciar che si stabilizzi e insedi, sottomettendoci al sistema bancario e snaturalizzandoci, oppure se combatterla e ribaltarla per costruirci un’alternativa migliore.

Freud la chiama Libido, Nietzsche la chiama Volontà di Potenza e Jung la chiama energia vitale: A prescindere dal nome, questa cosa anima i ragazzi del Talebano che hanno voglia di costruire la storia di domani, senza diventarne una vittima inerme e passiva. I Talebani, armati di entusiasmo e gioia di vivere, sono la cura alla rassegnazione che fa credere che le cose non si possano cambiare. Di fronte alle fattucchiere che leggono l’avvenire nelle carte i Talebani sorridono, perchè sono consapevoli di essere gli unici artefici  del proprio destino. Allo stesso modo  di fronte al nichilismo di chi si è rassegnato ad accettare la politica autodistruttiva di Renzi e dell’Unione Europea ridacchiano, perchè sanno che siamo noi, la gente, gli individui protagonisti della comunità sociale, ad essere l’unico artefice dell’ avvenire politico dell’Europa. A patto, però, di coordinarci, attuare una buona strategia e tirar fuori l’asso vincente: l’identitarismo.

La conferenza di sabato mattina, intitolata “Mille Patrie”, è stata un vero e proprio successo. Per descriverla metaforicamente, si potrebbe dire che è stata come un concerto svolto alla perfezione da diversi musicisti che, in parti del mondo separate, si sono allenati a suonare diversi strumenti musicali seguendo però lo stesso spartito. Grazie al Talebano, che in veste di direttore d’orchestra ha semplicemente messo nella stessa sala questa pluralità di talenti, s’è ottenuto una melodia meravigliosa.  Gli anni di impegno quotidiano, di lotte, di militanza in strada, di letture e di avventure di coloro che hanno preso parola sono stati condensati in due ore d’un intensità sbalorditiva. Götz Kubitschek, leader di PEGIDA, Philippe Vardon, figura del movimento identitario francese, Matteo Salvini, segretario della Lega, Lorenzo Fiato, fondatore di Generazione identitaria in Italia e Sebastiano Caputo, direttore de L’intellettuale dissidente non hanno semplice parlato: hanno dimostrato che tra Milano, Roma, Parigi e Berlino c’è una grandiosa melodia in comune che non è frutto di un’improvvisazione, bensì è il faticoso premio dopo anni di dedizione e costante impegno individuale per un bene collettivo.

Salvini, che a causa dell’eccessivo impegno si è presentato in sala smagrito, pallido, a momenti tremante e con gli occhi rossi, è riuscito comunque a tenere un ottimo discorso. Oramai, immolandosi alla causa politica, ha sacrificato la sua libertà e la sua vita privata per il bene collettivo. Questo faticoso staccarsi dalla quiete della vita da “persona normale” per occuparsi degli altri è un grande gesto di altruismo. Salvini, quello che beve la birra in bettola con gli amici, mangia le caldarroste e si occupa dei figli non è l’uomo narciso ed egocentrico che vuol far politica solo per mettersi in mostra. Nel suo, forse un po’ naïf, essere davvero convinto di poter dare l’Indipendenza alla Lombardia vi è una grande filantropia ed un grande altruismo. L’aver sacrificato la propria vita privata e la calma padana  per dar voce a quei poliziotti, contadini, pescatori, casalinghe e disoccupati di tutta Italia che Renzi ignora è un grande gesto di nobiltà. Infatti, come ha ben detto, oramai la sua non è più una lotta per la politica. È un genuino impegno per la gente, i suoi amici, il suo vicino di casa, i suoi compatrioti. Per noi.

Solenne e deciso, il discorso di Götz Kubitschek, padre forte e deciso di sette figli e di un movimento in continua crescita, ha fatto venire la pelle d’oca ai presenti in sala. L’interprete è riuscito a tradurre il discorso con precisione e forza, senza l’istrionismo oramai tipico di chi ingombra gli schermi televisivi di regime. La sua arringa, potente ed austera, ha presentato il futuro identitario, europeo e libero da ogni dittatura che PEGIDA sta costruendo. Una delle più grandi battaglie di PEGIDA è anche quella di abbattere quel muro che separa le gente normale dalla politica. In una democrazia così centralista il cittadino medio è oramai succube al sistema e gli è impossibile far sentire la propria voce e tentare di cambiare le cose. È stato un momento davvero intenso, perchè lui, intellettuale autore di numerosi libri e politico affermato, ha trasceso i limiti della cultura e dell’amministrazione politica per tornare a farsi uomo. Può sembrar strano, ma accendendo la televisione, vedrete ancora un qualche briciolo di naturalezza, pathos e forza in quegli uomini mollicci come Renzi, impiccati dalle loro cravatte, che, da bravi automi ammaestrati e sorridenti, blaterano di economia e  strategie astruse per costruire contorti imperi globali?  Götz, l’uomo (e non il politico diplomato, in lista per un partito, imprenditore ecc.) non ha parlato di modelli politici, bensì di valori atavici, non ha parlato di sogni, ma di semplici bisogni, non ha parlato di grandi sistemi organizzativi, ma semplicemente di uomini che hanno delle esigenze minime per vivere dignitosamente. E che, ora, stanno venendo offese dall’ipocrita multiculturalismo che vuole privarci dei nostri bisogni e desideri più naturali, come la famiglia, la casa ed un lavoro a tempo indeterminato.

Quando Philippe Vardon, che ha portato da Nizza decenni di militanza, quintali di letture e persino scontri con la polizia, ha preso parola  in italiano – uno sforzo grandissimo – io mi sono sciolta in lacrime. Questo giovane, intellettuale ma anche, guerrigliero di strada, autore di diversi libri e di svariate scazzottate, ha spiegato il suo impegno intellettuale  nel raccogliere le prove per dimostrare che il sindaco di Nizza facesse favoritismi agli islamici . In seguito ha spiegato che per lui, che era un bambino di Nizza,  crescere in un condominio abitato solo da neri e marocchini è stato strano, perchè fin da subito si è accorto che non è una cosa conforme alla natura ma è  un semplice prodotto della globalizzazione e delle tecnologie moderne che permettono le migrazioni di massa. Poi ha spiegato la sua posizione, una sintesi tra la destra popolare e la Lega. Il suo desiderio è quello di essere un’identitario, Nizza, senza però disconoscere il vessilo tricolore della Francia e l’Europa, quella grande potenza che una volta poteva vantare una propria identità pluralista. La Francia è un fiorire, sempre più sincronico, di giovani che la pensano allo stesso modo e che all’urlo Hollande dégage, equivalente di Renzi a casa, si uniscono in lotta per opporsi al futuro spento, caotico e nichilista proposta dal regime liberista internazionale.

A prendere poi la parola è stato Sebastiano Caputo, che è l’unico che riesce a parlarmi di Lenin e della sua eroica giovinezza da dissidente senza farmi vomitare (ah, qual gramo veleno, i preconcetti!). Caputo politicamente apprezza le teorie comunitariste di Proudhon e Gheddafi, che alla fin fine non sono nient’altro che la democrazia decentralizzata tanto cara anche a quei borghesotti come Thomas Jefferson o Giuseppe Rensi. Il suo discorso ha voluto essere un’analisi del  titolo Mille patrie coniato da Vincenzo Sofo, in cui veniva illustrato e snocciolato il concetto di comunitarismo e la necessità di tornare a pensare  più in piccolo. Lo stesso concetto è stato ribadito da Lorenzo Fiato, che ha spiegato qual è il ruolo della “confederazione” di Generazione Identitaria in Italia ed in francia. Interessante è stato anche il suo breve presentare la sua vicenda personale: Generazione Identitaria non è nata nè come una bandiera né come un movimento politico, ma come una spontanea aggregazione tra giovani aventi gli stessi sentimenti d’appartenenza per il loro territorio insubrico. Da quest’ottica nazional-comunitarista s’è invece distanziato molto Fabio Sabbatani Schiuma, segretario nazionale di Riva Destra, che in modo “spudorato” ha osato dire quelle verità che in un luogo pubblico non potrebbero venir dette perché urterebbero i perbenisti per interesse, l’ipocrisia dei piddini e gli pseudopacifisti che accettano i movimenti identitari messicani ma non quelli italiani.

Contro questa categoria di approfittatori – ignoranti nel migliore dei casi – è stata impietosa la critica di  Buttafuoco, che li ha massacrati. Da buon terrone, Pietrangelo ha parlato riuscendo ad unire alla perfezione battute, risatine, cultura, violentissime – ma sagge – critiche  e politica. Agitato e a tratti un po’ forsennato, ben differente dal leader tedesco di PEGIDA  maestoso ed austero, ha detto che le identità europee sono oramai state assopite dal capitalismo. Dopo al dovere, ossia la critica del sistema iperconsumistico atlantista si è dedicato ad un’attività sempre piacevole, ossia la critica di Renzi, che è il triste risultato della strategia di Verdone. Renzi è il figlio – pardon, il prodotto – dell’Europa per eccellenza: cosa senza identità, che si finge del PD ma che per certi versi è più a “destra” di Berlusconi e che scimmiottando il socialismo illude sia la destra che la sinistra. È un uomo che tiene i piedi in due scarpe, ma poco importa: oramai Renzi è in ginocchio. In italia un piccolo libraio deve pagare 600 euro di tasse al mese, mentre i colossi come amazon, in nome del liberismo, non pagano un centesimo. E Renzi, di fronte a tutto ciò, sorride e fa spallucce, trovando ancora la forza di far battute squallide quando striscia ai piedi di Barack Obama.

Lorenzo Fontana, europarlamentare che ha permesso, nel settembre 2013, l’avvicinarsi tra Matteo Salvini e Marine Le Pen, ha fatto un intervento breve ma conciso. Dopo alle critiche di routine ai traditori della nostra cultura, come Dimitris Avramopoulos che vorrebbe favorire l’immigrazione per sostituire gli anziani anzichè promuovere una politica che aiuta la famiglia, ha parlato di aneddoti personali interessanti. Aldilà dei primi anni di militanza in cui condivideva il divano con Matteo Salvini, ha parlato anche di fatti decisamente inquietanti: Da quando lui e Matteo hanno iniziato a guadagnare sempre più potere, gli avversari politici hanno cercato sempre più spesso di screditarli, delegittimarli e persino minacciarli. Qualche tempo fa è persino accaduto che qualcuno è entrato nel suo ufficio, presso al parlamento europeo di Bruxelles, per distruggergli le carte e rovesciargli la scrivania. Questo atto non è stato compiuto da un vandalo di strada, bensì da qualcuno che ha accesso nei territori delle “alte sfere”. Che i politici ricevano minacce, ha detto, è cosa assolutamente normale. Che però vengano anche sabotati dai loro stessi avversari, è inquietante. Il fatto che i partiti filoeuropeisti ed atlantisti stiano cercando di zittire le realtà no-global, come Alba Dorata o il Front National, è un’ottima cosa: significa che stanno, che stiamo, facendo paura, perché stiamo diventando forti. E, dalla nostra parte, non avendo né le banche né le organizzazioni commerciali, noi abbiamo la gente. E questo può solo essere garante di vittoria.

Liliane Tami 

 

 

2 Comments on PEGIDA E TALEBANI A ROMA CON SALVINI

  1. Mi chiedo solo questo,a cosa serve cari TALEBANI fare appello a cose tanto sospette e ambigue come la libido di freud,l’energia vitale di Jung e addirittura la volontà di potenza…Sono esattamente queste le forze attive in tutto ciò che bene o male sembrate criticare e cioè la società liberale e AMERICANISTA

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  1. 100 CITTÀ PER FAMIGLIA | IL TALEBANO

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