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DEL MATRIMONIO E DEL MARESCIALLO ROCCA

E di Papà Stato che ci coccola tutti

Ogni volta che un amico mi dice che si sposa il mio sorriso di circostanza tradisce un segreto spasmo.

Non riesco a non vedere la seguente scena: lui e lei la prima sera a casa dopo il matrimonio, si siedono a tavola per la cena, quando suona il campanello. Lui si alza, apre la porta fa entrare in casa un maresciallo dei carabinieri che va a sedersi nel posto a tavola appositamente apparecchiato da lei. Nella mia fantasia il maresciallo è proprio il maresciallo Rocca interpretato dal Gigione Proietti, ma questo riguarda più che altro il mio subconscio colonizzato da mamma Rai, di cui scriverò nelle prossime puntate.

Qui mi limito a sottolineare come con il laicissimo matrimonio comunale, senza pretacci per intenderci, due persone accettino di limitare la propria sovranità nel filarsi la propria storia d’amore per mettersi sotto il cappello dello Stato.

Se il matrimonio è concordatario peggio ancora! Non solo la mattina seguente arriverà comunque il maresciallo Rocca con il RIS di Parma a controllare le lenzuola,  ma durante la celebrazione si passa pure per deficienti. In breve: i due sposini davanti a Dio si fanno promesse magnifiche, pronunciano parole gigantesche come “per sempre” e un minuto dopo, nemmeno il tempo di uscire dalla Chiesa, eccoli che firmano il registro civile, quello per intenderci che sancisce l’adesione a un sistema normativo che da subito smentisce la grandezza di quanto accaduto un attimo prima: “Cari sposi, siccome sappiamo bene che siete solo due poveri mentecatti le cui parole non valgono una mazza, all’occorrenza potrete sempre divorziare.” “E adesso: tutti al ristorante!”.

Ecco, tutto questo – che una società normale considererebbe una sciagura da abolire – in questo nostro medioevo postmoderno è diventato una conquista sociale, meta agognata da omosessuali e transgender di ogni schieramento politico: sottomettersi al dio Stato affinché provveda a distribuire diritti e doveri, premi e punizioni.

Io non riesco a farmene una ragione, per questo quando mi chiedono come la penso su questi maledetti matrimoni gay io fino a poco tempo fa rispondevo “libertà di coscienza”, ma ultimamente ho notato che il significato di questa espressione per la maggioranza equivale ad un astensione oppure ad una paraculistica adesione. Niente affatto e scusate se, da bravo passatista, chiedo aiuto a un futurista, Filippo Tommaso Marinetti per definire la libertà di coscienza: “Noi vogliamo che una donna ami un uomo e gli si conceda per il tempo che vuole; poi, non vincolata da contratto, nè da tribunali moralistici, metta alla luce una creatura che la società deve educare fisicamente e intellettualmente ad un’alta concezione di libertà .”

E scusate se è poco…

Marco Pinti

4 Comments on DEL MATRIMONIO E DEL MARESCIALLO ROCCA

  1. e con questo REBELOT vorresti costruire la nuova società? auguri

  2. bipolare30551 // 10 Novembre 2014 a 10:54 // Rispondi

    la prima osservazione che mi viene, è basata sul notare che l’osservazione “erudita” per la citazione di Robelot e non Rebelot, non c’entri un fico secco. Poi mi rivolgo al Talebano, perdonami, ma lasciando come marginale il tuo astio per Chiesa e quanto la riguarda, magari anche condivisibile, trovo grottesco che tu non capisca il motivo di certe scelte. Il tuo sguardo non arriva oltre il naso o sbaglio? Hai mai avuto esperienza, anche indiretta, di coppie di fatto nella cacca per la totale mancanza di tutele da parte dei componenti della coppia non “ufficializzata” Chiedi in giro, e magari eviterai di fare discorsi a base di slogan, magari triti e ritriti

    • non ho citato nessun ROBELOT, ma ho voluto giocare sul titolo della trasmissione che proprio marco pinti conduce , REBELOT appunto , e che in dialetto lombardo vuol dire CASINO, CONFUSIONE. nessuna velleità di erudizione, ma solo un amabile invito a riflettere più serenamente e pacatamente. ad es ” mette alla luce una creatura che la SOCIETA’ DEVE EDUCARE….”. a me una frase così mette una cera apprensione, se non un terrore vero e proprio.

  3. “Ecco, tutto questo – che una società normale considererebbe una sciagura da abolire – in questo nostro medioevo postmoderno è diventato una conquista sociale……….”

    Straquoto

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