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Uccidi il libertario che c’è in te

Non ci sarà comunità finchè ci sarà l'estremizzazione della libertà individuale

Abbiamo già parlato di teorie contrattualiste e del loro legame con l’ideologia liberale: abbiamo visto che la concezione secondo cui siano gli individui ad istituire la società sia falsa e finisca col separare e contrapporre la persona alla comunità. Se l’uomo si concepisce cioè come individuo assoluto privo di responsabilità verso la società, secondo la logica del “la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri”, ogni condizionamento proveniente da quest’ultima gli apparirà inevitabilmente come una imposizione ed un sopruso. Questo genere di pensiero è alla radice della contemporaneità, ha fornito la base ideologica su cui è stato possibile costruire l’attuale sistema di “valori”. I risultati li conosciamo bene: distruzione del tessuto sociale, individui atomizzati che non si riconoscono più come appartenenti ad un popolo e ad un destino, tradizioni secolari cestinate come inutile folclorismo.

Attenzione: qui non si vuole affermare che la comunità debba schiacciare l’individuo o che lo stato debba esercitare un controllo totale sulla vita di ciascuno, quello che si vuole affermare qui è che l’odio ed il rigetto per ogni forma di condizionamento “esterno” porta a risultati paradossali: se penso fino in fondo secondo la logica de “la mia libertà finisce dove inizia quella degli altri” non si capisce su che base un padre avrebbe il diritto di educare il figlio, o la scuola di dotarlo di certi strumenti di base per leggere la realtà. Non è un caso che proprio per evitare questo tipo di condizionamenti in Europa si sta approvando un modello per cui ai bambini a scuola non si potrà più parlare di sessi ma solo di generi, in modo tale da non limitarne la libertà di scelta a livello sessuale. Uomo e donna? Roba da superare, schemi imposti dalla società per condizionare il libero sviluppo dell’individuo. Non solo, come se non bastasse i genitori non potranno neanche decidere se far seguire o meno questo genere di “lezioni”: aspettiamoci tra un po’ il controllo della polizia a casa per controllare che fra le mura domestiche non avvengano pericolosi insegnamenti omofobi clandestini.

Su una scala più grande assistiamo ad un costante ridimensionamento del ruolo dello Stato, dell’additarlo come il grande nemico che impedisce il libero sviluppo dell’economia, colui che non consente alla divina provvidenza economia di equilibrarsi da sé, secondo il modello di capitalismo ideato da Adam Smith poi rielaborato da gente come Robert Nozick, uno che della mentalità da far west ci ha fatto un’ideologia: ogni intervento dello stato che non sia strettamente limitato alla difesa dell’immunità fisica degli individui è da vedersi come non giustificato. Non a caso il libertarismo di cui è esponente non è che la versione più aggiornata della cara vecchia anarchia, che noi siamo abituati a vedere come l’ideologia più di “nicchia”, ma che in realtà è molto più viva e all’opera di quanto possiamo immaginare.

Questo genere di concezione dello Stato è chiamato in causa da quegli “intellettuali” che si oppongono per esempio alla chiusura di quella piaga sociale che è il gioco d’azzardo. Finchè uno non ti fa del male, perché limitare la sua libertà di fottersi la vita alle slot machines? Stesso discorso vale per le droghe, naturalmente. Sul possesso di armi in Europa ancora ci si oppone per fortuna, ma arriveremo anche a quello.

A questo punto sono state indicate le origini della malattia che affligge oggi l’Occidente con la sua ideologia dominante: un’ideologia che prima del 1945 nella vecchia Europa non aveva sostanzialmente attecchito e per cui dobbiamo caldamente ringraziare quegli esportatori di democrazia e libertà che sono gli americani, con la loro mentalità di popolo senza radici che si è forgiata alla frontiera su un’idea di costante competizione di tutti contro tutti.

Concludo citando il grande Giorgio Gaber sul paradosso di questa società di individui: la società del progresso in cui si voleva emancipare l’individuo e dove invece non è mai stato più forte il conformismo e l’appiattimento ideologico più totale.

“La buca è l’ineluttabile destino dell’umanità. È lo sviluppo incontrollato e selvaggio, è la spietata legge del più forte intesa come selezione naturale della specie. È l’eroico sacrificio di qualsiasi giustizia sociale. È la vittoria totale del mercato. È il trionfo dell’unica visione del mondo. La buca è l’America! Ed eccoci qui anche noi, liberi, liberali, liberisti, siamo per la rivoluzione liberale, ma con la solidarietà, siamo liberistici e per il liberalismo, siamo liberaloidi, libertari, libertini. libertinotti. Liberi tutti!
No, a me l’America non mi fa niente bene. Troppa libertà, non c’è niente che appiattisca l’individuo come quella libertà lì. Nemmeno una malattia ti mangia così bene dal di dentro. Come sono geniali gli americani, te la mettono lì, la libertà è alla portata di tutti, come la chitarra. Ognuno suona come vuole, e tutti suonano come vuole la libertà.”

Daniele Frisio

1 Comment on Uccidi il libertario che c’è in te

  1. Ottimo articolo

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