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The wolves of Wall Street (quelli veri)

“[..] Ho pensato molto alle parole fiduciary duty: sono parole estranee ai più. Il concetto essenziale è che se qualcuno viene da te per un consiglio, tu sei vincolato al dovere di correttezza, e devi dire a quel cliente o a quella persona cosa è nel loro interesse, e cosa non lo è. Per il tempo che son stato a Wall Street posso dirvi che si ritiene che un compito di correttezza non sia dovuto a nessuno. Il problema con questo è che grosse compagnie, con miliardi di investimenti, non lo capiscono. Vi farò due esempi che alla fine mi hanno portato alle dimissioni. Vorrei ci pensaste come un dilemma etico, soprattutto in virtù del fatto che viviamo in un tempo in cui “morale” e “legge” son cose ben diverse. [..]

Primo esempio. Recentemente abbiamo avuto l’uragano Sandy: tutti hanno consigliato alla nostra nazione di mandare la Croce Rossa, e ogni altra organizzazione umanitaria. Quello che il pubblico non sa è che la Croce Rossa, ogni università, fondi pensione di insegnanti e poliziotti, il governo, sono i pesci più grandi nel mercato: hanno centinaia di miliardi di assets, e li investono in Wall Street. Quello che vi chiedo è: se la Croce Rossa venisse da voi proponendovi una affare che farà guadagnare milioni alla vostra firm, e tuttavia voi sapeste che non è nel loro interesse, e che tuttavia non vi manderà in prigione, concludereste quell’affare? Ho visto sempre di più un’attitudine verso il “sì, lo faremo: sono un pesce grosso”. Io direi che il limite è raggiunto quando per via dell’informazione asimmetrica le parti in gioco non sono sullo stesso piano.

Secondo esempio. Noi ci ricordiamo dell’estate del 2011: sembrava che il Portogallo, la Spagna, l’Italia fossero sull’orlo della bancarotta. Io andavo a riunioni ogni mattina, e i nostri traders avevano pessime opinioni sulle banche europee. E tuttavia ci fu chiesto di andare da alcuni dei maggiori investitori del mondo e convincerli del perché le banche europee fossero un investimento molto allettante: e ciò perché noi avevamo richieste di vendere le loro azioni, ma ci serviva qualcuno dall’altro lato che le comprasse. Ora, se parlassimo di un piccolo affare in cui nessuno si fa male sarebbe un discorso. Ma io andavo alla mia scrivania e le vedevo andare su e giù di 5/10% in un giorno guidate non solamente, ma principalmente, da quest’idea che ogni due giorni per aumentare il business ai clienti di ogni banca di Wall Street veniva detto “oggi è il giorno di vendere, domani compri”.

La verità è che nessuno pensava che la situazione cambiasse ogni giorno. Per me tutto questo aveva un impatto reale. Migliaia di persone in tutta Europa erano condizionate dal fatto che i loro governi non potessero agire e le banche drammatizzavano la situazione per aumentare i loro profitti di giornata. Questo per me diventò qualcosa che varcava la linea tra testo della legge e spirito della legge. Non era più quello il tipo di business che volevo fare. [..]

L’ultimo punto di cui voglio parlare è cosa deve cambiare per mettere a posto il sistema, secondo me. Le cinque banche più grandi d’America sono oggi più grandi che prima della crisi finanziaria. Qualsiasi cosa dica o non dica la gente le banche hanno ormai una garanzia implicita, ma io direi esplicita, che qualsiasi cosa facciano il governo le appoggerà. Ora, per spiegare meglio questo perverso incentivo c’è il caso dell’estate scorsa. Un trader di JP Morgan, che venne soprannominato London whale, fece una grossa scommessa, e ci perse 6miliardi della compagnia. Si beccò uno schiaffo, perse il lavoro e la persona che guidava quella firm, che aveva fatto 15 milioni di dollari nella sua carriera, si dimise. Se quella perdita fosse stata di 200 miliardi a chi l’aveva causata sarebbero successe le stesse cose: schiaffo, licenziamento..ma l’intera nostra società avrebbe dovuto comprare la compagnia. [..]

Nessuno dice loro di moderare i rischi. Quello che succede oggi lo chiamo privatizzazione dei guadagni, pubblicizzazione dei rischi. Questa mentalità vige tutt’oggi, e chi vi dice il contrario non vi sta dicendo la verità. Perché non è stato fatto niente? Guardate la commissione economia al Senato: chi dà a quelle persone i maggiori contributi per le campagne elettorali? GS, JPM, MS e le altre banche. [..]

Noi dovremmo dire ai politici: perché non risolvete un problema di noi tutti? Le banche farebbero ancora profitti, darebbero ancora i servizi che servono alla società. Ma se l’80% dei loro guadagni vengono dal trading, è evidente che non sono state oneste nel dire come precisamente li hanno fatti.”

Greg Smith,
former Goldman Sachs executive director and head of the firm’s United States equity derivatives business in Europe, the Middle East and Africa.

(traduzione di Andrea Carbone)

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