Una vergogna tutta italiana
Il paese Italia noto per applicare il Diritto ha un nuovo primato: è l’unica nazione che tra i carcerati ha un centenario, ERICH PRIEBKE. Certo, alcuni sono fieri di questo primato e noi, persone per bene, al contrario ce ne dispiace. Mancano ancora alcuni mesi al compimento del 100° anno ma resta il fatto che il caro vecchietto è molto vicino al raggiungimento di questa meta. Si, è agli arresti domiciliari e non in una cella di 2×4 con altri detenuti, ma il principio resta. È solo in una casa prestatagli dal suo avvocato, la moglie è morta e i figli sono lontani in altri paesi e poche volte riescono ad andare a trovarlo. Pribke è ancora molto lucido e in buona salute, passa il tempo a leggere le lettere che in moltissimi gli scrivono per chiedergli informazioni, ricordi, pensieri o solo per sostenerlo.
Ma quale è la colpa del capitano nazista? Quella di avere eseguito gli ordini del suo colonnello durante la seconda guerra mondiale, cioè di fare fucilare 10 prigionieri per ogni tedesco ucciso nell’attentato di via Rasella. Va da subito ricordato che nel 1948 il tribunale militare di Roma processò il colonnello Herbert Kappler e i suoi collaboratori. Il capitano Priebke venne convocato come testimone, ma assente non fu quindi in grado di promuovere la sua versione sulla rappresaglia. Il tribunale condanno kappler all’ergastolo e tutti gli ufficiale che ubbidirono agli ordini del superiore (Kappler) vennero giustamente assolti; erano soldati ed eseguire l’ordine del capo fu la normalità.
Molti sostengono che i crimini contro l’umanità non hanno prescrizione, allora ci chiediamo perché coloro che piazzarono la bomba in via Rasella non sono stati condannati? Sapevano benissimo cosa avrebbero scatenato. Nell’attentato ai soldati tedeschi vennero uccisi anche due civili italiani. L’ex colonnello nazista era libero in Argentina e non si oppose, come avrebbe potuto, all’arresto richiesto dall’Italia. In Italia venne condannato dal tribunale militare ma comunque lasciato libero. Ma gli sciacalli della sinistra giacobina che speculano da sempre sulla vita delle persone sollevarono la piazza sino a fare condannare Priebke all’ergastolo.
Quello di Pirebke è l’ennesima testimonianza di un’Italia che non funziona, di un paese schiavo di partigianerie, una nazione ancora oggi bloccata su concetti del passato, un paese forcaiolo in cui un uomo di quasi 100 anni è in arresto. Sono passati 58 anni da quando avvennero i fatti e se il tempo non cicatrizza le ferite di guerra ci dovrebbe pensare il buon senso.
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