il programma di approfondimento di Toni Capuozzo e Sandro Provvisionato. Una puntata speciale che ha ricordato il ventennale dell’assedio di Sarajevo, l’assedio militare più lungo dell’epoca moderna iniziato il 5 aprile 1992 quando le forze serbo-bosniache isolarono la città di Sarajevo e che hanno provocato circa 12mila morti e oltre 50mila feriti. Toni, che all’epoca, con meno occhiaie e più capelli era l’inviato del tg5, raccontò la guerra con parole e immagini che riviste dopo vent’anni lasciano ancora sconvolto chi quella guerra la vide appunto, solo in televisione.
Immagini crude, durissime, che oggi nessuna televisione manderebbe più in onda. Immagini che ci ricordano di cos’è fatta la guerra: di sangue, mutilazioni, morti. Di donne, uomini e bambini uccisi sul selciato, di stupri e di qualsiasi inferno ci è dato immaginare. Oggi la guerra in televisione non va più. Lo spettatore non deve esserne sconvolto, le immagini devono essere asettiche. Un corrispondente di un Tg Rai a Tripoli, ha visto tagliare il proprio servizio durante la battaglia nella capitale perchè riprendeva non un corpo, non un cadavere ma un particolare di quel cadavere. Così si costringe chi sta sul posto, il giornalista, a raccontare, stemperando, per non far ‘vedere’, per non turbare chi sta a casa. Un sistema che ricorda le direttive dell’esercito americano e dei media a non mostrare in televisione le bare dei militari morti. Eliminando l’immagine si elimina l’idea di un fatto, la si rende meno reale.
Apocalisse Criminale di John Loyd, invece ci descrive con la forza delle parole squarci di bestiale quotidianità durante la guerra di Bosnia-Erzegovina. Ma senza giudizi morali o dividere i buoni dai cattivi, come fin troppo spesso e male fanno tanti giornalisti, convinti di essere non solo tali ma anche campioni e difensori dei diritti umani. Loyd, che all’epoca finisce nell’inferno bosniaco come fotografo freelance e più che altro per fuggire dai suoi demoni interiori legati all’alcool e alle droghe pesanti, ritrova la sua dimensione in quelle terre martoriate dove ogni eccesso, lecito o meno, mortale o innocuo, era permesso.
Rispondi