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Galliano, il disoccupato

di Barbara Leva

Ebbene sì, esultiamo noi giovani disoccupati o tutt’al meglio precari. Il licenziamento tocca pure ai migliori, e Galliano dimostra. Lo stilista è stato cacciato senza possibilità di replica dalla maison Dior, una delle più eccezionali case produttrici di moda e sogni per donne di ogni età e annessi spasimanti, a causa del suo comportamento. John è uscito a cena, si è ubriacato, ha insultato una coppia, inneggiato al nazismo proclamandosi infine antisemita. John è uno di noi, verrebbe da dire, uno che nonostante crei opere d’arte da indossare ha un’umanità gretta che lo porta a compiere gesti e dire cose che tutti dicono.
Lasciamo da parte il buonismo, e facciamo un’ammissione di colpe collettiva. Chi di noi non ha mai detto parolacce, non ha mai insultato, non ha mai maledetto, non ha mai…..?  Non nego l’utilità sociale del licenziamento, che specialmente se inflitto da un nome quale Dior a un genio quale Galliano può ben illuminare la retta via da percorrere. Il punto fondamentale che distingue John il disoccupato dai laureati disoccupati è il suo status di genio.
A mo’ di esempio-corollario potrei citare  Wilde, arrestato per quello che nell’Ottocento vittoriano era un crimine terribile, l’omosessualità. Oppure  Baudelaire, che grazie all’assenzio ha scritto opere imperiture, ci ha aperto universi meravigliosi. Ancora Bukowskij e quella terribile parodia operata con il telefilm Californication. Ad esempio, loro. Nonostante le loro perversità, sono fondamentali nelle nostre vite intellettuali. Perversità che poi derivano tutte da una morale dettata dall’alto e applicata senza consenso popolare.
E quindi, apriti cielo, io Galliano lo giustifico: mi basta vedere le sue creazioni, e affermo convintamente che se lui ha bisogno di urlare insulti e bere all’inverosimile, deve farlo. Deve vivere le sue brutture umane per permettere al suo genio creativo di liberarsi. Torniamo e Wilde e Baudelaire e pensiamo alla loro influenza nel contemporaneo, all’uso che del loro pensiero facciamo quotidianamente.
Ai geni non si perdona mai niente nel presente e dei geni si elogia tutto nel futuro: la loro Arte è l’unica via di redenzione, non del singolo, ma della collettività. 

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